Il Comitato chiede inoltre di considerare lo schema terapeutico domiciliare inviato lo scorso 13 gennaio. In caso di mancato ascolto è pronto a presentare un esposto «per le reiterate omissioni»
Un invito a condividere lo schema terapeutico di cura domiciliare, redatto da oltre 200 medici e specialisti italiani, e un ulteriore invito a stilare un protocollo univoco di cura secondo le evidenze e le esperienze dei territori, nonché invito a sperimentare, con urgenza, Ivermectina e Colchicina, con riserva di ogni azione. Lo ha inviato il “Comitato per il diritto alla cura tempestiva domiciliare nell’epidemia di Covid-19” presieduto dall’avvocato Erich Grimaldi all’AIFA, al Ministero della Salute e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
«Il nostro Paese, come ben noto, non dispone di un adeguato protocollo, condiviso con i medici che hanno curato, a domicilio ed in fase precoce questa malattia, sia in prima che in seconda ondata. L’istante comitato, in data 13 gennaio 2021, Vi invitava, invano, a considerare uno schema terapeutico di cura domiciliare precoce, realizzato da oltre duecento medici, secondo le evidenze e le esperienze dei territori, condiviso anche negli Stati Uniti dal dr. Harvey Risch, e dal dr. Peter A. McCullough» si legge nell’istanza del Comitato che è pronto, in caso non venga ascoltato, a depositare un esposto presso la competente Procura della Repubblica, «al fine di poter accertare le responsabilità penali di tutte le parti coinvolte, per le reiterate omissioni, circa gli inviti e le istanze più volte rivolte, a tutela dei cittadini italiani».
Dettagliati i riferimenti relativi alla Colchicina: «L’istante Comitato, altresì, ancora una volta, rileva che alcuni studi osservazionali e randomizzati impongono al nostro Paese, in assenza di valide alternative terapeutiche, in fase precoce, di dover valutare, con urgenza, anche la sperimentazione di Ivermectina e Colchicina. Il trial Colcorona evidenziava che la colchicina, somministrata a pazienti non ospedalizzati, ha ridotto i ricoveri del 25%, il ricorso alla ventilazione meccanica del 50% e il tasso di mortalità del 44%. Colcorona è uno studio clinico controllato randomizzato, in doppio cieco, cioè né gli oltre 4mila pazienti Covid coinvolti né il team di ricerca sapeva a chi fosse stato somministrato davvero il farmaco e a chi invece il placebo. All’inizio della sperimentazione, svolta tra Canada, Stati Uniti, Brasile, Spagna e Sudafrica, i pazienti non erano ospedalizzati ma presentavano almeno un fattore di rischio per complicanze di Covid-19. La Colchicina, peraltro, è un farmaco usato da decenni per il trattamento di infiammazioni provocate dall’accumulo di acido urico (gotta), ma anche in cardiologia, per curare pericarditi e prevenirne le recidive. Si tratta, dunque, di una sostanza ben conosciuta che può essere utilizzata in sicurezza dal medico, con costi contenuti».
Secondo il Comitato i suddetti farmaci Ivermectina e Colchicina, dunque, potrebbero rappresentare un’arma in più contro il Covid-19, in fase precoce domiciliare «motivo per cui è opportuno (come chiarito anche dal Consiglio di Stato, nella recente ordinanza dell’11 dicembre 2020, con riferimento all’HQC), sino alla pubblicazione di studi randomizzati, che possano dichiararne l’inefficacia, sperimentarne l’uso off-label in condizioni di sicurezza ed appropriatezza».
Il Comitato «invita Aifa e Ministero della Salute a considerare lo schema terapeutico inviato in data 13 gennaio 2021, condividendolo con le aziende sanitarie territoriali e con i medici di medicina generale ed, in ogni caso, ancora una volta, a stilare, con urgenza, un protocollo univoco di cura domiciliare da condividere con le esperienze e le evidenze dei territori e considerare la sperimentazione, in fase precoce, dell’Ivermectina, come da studi di seguito riportati, nonché della Colchicina».