Gli ultimi giorni post pandemia hanno visto una ravvicinata e intensa attività da parte della Regione Lazio sulla prossima riapertura delle attività ambulatoriali, gravemente rallentate dalla forzata chiusura delle attività ordinarie nel periodo dell’emergenza Covid-19, con l’accumularsi di un enorme numero di prestazioni rimandate e con la impellente necessità di recuperarle. Siamo noi i primi […]
Gli ultimi giorni post pandemia hanno visto una ravvicinata e intensa attività da parte della Regione Lazio sulla prossima riapertura delle attività ambulatoriali, gravemente rallentate dalla forzata chiusura delle attività ordinarie nel periodo dell’emergenza Covid-19, con l’accumularsi di un enorme numero di prestazioni rimandate e con la impellente necessità di recuperarle.
Siamo noi i primi ad essere convinti di come la corrente attività ambulatoriale, spesso destinata alla complessa cura della cronicità, vada rimessa quanto prima in moto per riprendere un lavoro necessario tanto per l’utenza quanto per ridurre il congestionamento di pronto soccorso ed ospedale a cui, per necessità, molti pazienti sono stati costretti a ricorrere impropriamente.
E l’emergenza Covid, dopo le drammatiche conseguenze che hanno quasi inginocchiato il nostro Paese, mostra ora l’unico aspetto positivo che potrebbe derivarne: la possibilità di dirigere gli ingenti finanziamenti (mai visti nella storia del nostro SSN) derivanti dai recenti decreti governativi a vantaggio della sanità delle regioni.
Ma è sulle annunciate modalità di riapertura e di rilancio del sistema ambulatoriale regionale che occorre essere quanto mai chiari e netti e definire con precisione le strategie della spesa.
L’elemento che maggiormente ci preoccupa, e su cui vigileremo, è che le ingenti risorse che verranno immesse una tantum nelle casse della sanità regionale vadano opportunamente e concretamente a sostenere le spese strutturali di piante organiche, carenze diffuse di personale, locali, attrezzature, dotazioni e non si ceda, come ultimamente è avvenuto per il settore della assistenza domiciliare, alla semplificazione dell’acquisto di prestazioni del privato per la scarsa capacità o volontà di dotarsi di un disegno di prospettiva che permetta di mantenere le risorse acquisite all’interno della sanità pubblica.
Diciamo questo anche per il generalizzato allarme proveniente da molti colleghi all’interno della Cisl medici Lazio che, a fronte degli annunci dell’assessorato sulle imminenti riaperture che dovrebbero essere governate da precisi protocolli (recupero prenotazioni perdute, governo delle priorità, rigida pianificazione dei nuovi spazi di visita e della loro gestione in sicurezza con programmi di sanificazione, annunciata estensione degli orari di visita anche nei giorni festivi, prolungamenti orari, gestione delle sale di attesa, presenza di personale di supporto) non intravedono ancora, nella prossima ripresa dei propri ambulatori, una definizione di tali aspetti che vada oltre il semplice annuncio di riapertura, con una comprensibile incertezza per la pianificazione del proprio lavoro.
Non vorremmo che la recente esperienza della pandemia, in cui si sono toccate con mano le molte disfunzioni che hanno coinvolto sistemi regionali ad alto impatto di privatizzazione, fino a ieri viste come elevati esempi di efficienza, venga subito dimenticata nei provvedimenti che la Regione Lazio adotterà per ridare efficienza al nostro sistema territoriale con le ingenti risorse in arrivo.
Non si esiti dunque a completare ad orario pieno gli incarichi dei moltissimi specialisti ambulatoriali interni che da anni attendono di potersi dedicare in maniera più stabile ed esclusiva ai propri pazienti in ambulatori del SSR perché se una cosa è ormai chiara è che il governo delle lunghe liste di attesa passa prioritariamente ed inevitabilmente attraverso un nuovo importante investimento sulle forze dei medici da mettere finalmente in campo.
Senza dunque voler demonizzare le risorse e le professionalità del sistema privato accreditato crediamo che questa sia l’occasione irrinunciabile per sanare le tante carenze che da anni denunciamo per mancanza di risorse, con finanziamenti straordinari che fondino le radici di un consolidamento ed una rinascita del sistema sanitario in una regione che merita una sanità pubblica ed universalistica non solo a parole e non solo nelle emergenze.
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