di Francesca Andronico, Andrea Olivieri, Gaida Alfei
La pandemia, ossia un’epidemia geograficamente estesa che interessa intere nazioni o continenti (Andronico, 2021), ha portato, oltre alla limitata possibilità di viaggiare, ad attuare una serie di accorgimenti importanti per tutelare la propria salute e quella degli altri, primo tra tutti l’utilizzo della mascherina. In realtà comportamenti a tutela della salute venivano attuati anche prima del Covid-19, un chiaro esempio è l’obbligo del vaccino per la Febbre gialla per tutti coloro che visitano un paese dove vi è il rischio di contagio.
Con l’avvento del Covid-19, il virus comparso in Cina e poi diffusosi in tutto il mondo, ogni individuo è stato costretto a modificare la propria routine ed a privarsi di alcuni piaceri, giungendo di fatto a vivere una situazione straordinaria e stressante.
Il viaggio, inoltre, può portare anche un miglioramento della qualità di vita, intesa come la percezione che gli individui hanno della propria vita. Se non si pongono però le giuste attenzioni ai comportamenti consigliati nel momento dell’emergenza, e quindi si attua un comportamento a rischio, il viaggio in sé può divenire un’esperienza tutt’altro che positiva e rigenerante. Sebbene il viaggio sia di per sé un fattore potenzialmente stressogeno, al giorno d’oggi lo è ancora di più.
La salute, infatti, come definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è soltanto assenza della malattia ma anzi uno stato di benessere fisico mentale e sociale.
Pertanto, il consiglio è quello di non concentrarsi sugli aspetti negativi, per esempio pensare al viaggio come era prima oppure al dover rispettare tutte queste regole e restrizioni, ma vivere positivamente l’esperienza del viaggio nel rispetto della salute fisica e psicologica. In quest’ ultimo punto molto utile può essere l’intervento dello psicologo volto alla psicoeducazione ed implementazione del comportamento con il Covid, ossia educare alla salute, comprendere il rischio e attuare comportamenti corretti. Proprio quest’ultimo ambito di bisogni porta il “voler viaggiare”, anche in condizioni di crisi sanitaria, fuori dall’essere un semplice capriccio personale.
Si può pensare ad esempio all’imposizione frequente del divieto di viaggiare, regola questa che ha portato una condizione di malessere in non poche persone. Ma come mai ciò accade? Perché il viaggio è così importante e, soprattutto, cosa spinge un individuo a viaggiare? Come descritto dalla Dott.ssa Francesca Andronico, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice, nel suo libro “Esperienze di viaggio” (Alpes, Roma, 2021), il viaggiatore è spinto dalla possibilità di soddisfare bisogni quali libertà, novità, socializzare con persone e culture, trovare e provare nuove sensazioni. Principalmente la dottoressa parla di bisogni personali, legati alla necessità del soggetto come il bisogno di relax o riposo; bisogni sociali come per esempio la volontà di incontrare nuove persone o consolidare amicizie; bisogni di separazione intesi come separarsi da una situazione di crisi o complicata da gestire emotivamente; bisogni ambientali intesi come la necessità di entrare a contatto con l’ambiente e bisogni fisici, legati a motivazioni di salute o legati al proprio benessere psico-fisico.
Tutti questi comportamenti sono in realtà molto importanti perché costituiscono di fatto una sorta di prevenzione primaria al rischio di contagiare ed essere contagiati.
Come può la psicologia aiutare la ripresa del settore turistico, andato fortemente in crisi con il Covid-19?
Per rispondere a questa domanda si può prendere in considerazione l’esempio della crociera, tipo di esperienza di viaggio costruita su misura e dedicata specialmente a coloro che hanno voglia e bisogno di rilassarsi, avendo a disposizione tutti i comfort e soprattutto la sicurezza. Questo tipo di settore ha affrontato una piccola sfida con la nascita del turismo di massa, l’avvento dei low-cost e il sempre più frequente utilizzo delle piattaforme che permettono di organizzare un viaggio anche nei luoghi più lontani e difficilmente raggiungibili, perdendo di fatto un po’ del suo fascino esotico e di scoperta del nuovo, rappresentando più un’opportunità di svago che di conoscenza.
In quest’ultimo anno e mezzo la crociera, così come il turismo di massa, ha dovuto affrontare uno stop durante l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.
Questo stop ha causato problemi su diversi livelli: al livello organizzativo, in quanto sia gli ospiti che il personale hanno dovuto adattarsi ai nuovi comportamenti e alle nuove norme; al livello di marketing in quanto i pacchetti viaggio sono stati adeguati alla reale possibilità di viaggio, basti pensare alla sospensione di alcune attività; al livello del lavoratore inteso come perdita del lavoro e per certi versi impossibilità a trovarne un altro.
Per quanto riguarda gli ospiti a bordo che decidono di fare un viaggio in crociera, bisogna considerare di dover rispettare le norme anti-Covid e quindi:
Si può affermare dunque che anche i membri dell’equipaggio sono stati fortemente colpiti dall’emergenza quasi più degli ospiti: oltre a dover effettuare tamponi con una frequenza non indifferente, devono osservare la quarantena di 14 giorni e alcune compagnie richiedono in più il vaccino, vi sono limitazioni economiche intese come una diminuzione dello stipendio a fronte della perdita di ospiti, non si ha la possibilità di scendere al porto.
Quest’ultimo fattore è in realtà importante perché intacca l’aspetto psicologico e toglie al lavoro scelto il fascino di esplorare il mondo ed essere a contatto con il pubblico, contatto che si è trasformato in un rapporto più freddo e distaccato. Quello che in realtà preoccupa è il dover restare per tanto tempo, dai 3 ai 9 mesi, senza avere un proprio spazio personale, cabina esclusa in quanto spazio ristretto, aumentando anche il rischio di stress lavoro-correlato di un lavoro di per sé già stressante, in quanto tiene il personale di bordo lontano dalla famiglia e dai propri affetti.
L’aspetto psicologico può essere fondamentale per gestire i nuovi protocolli e dispositivi di sicurezza, quindi nel periodo post-Covid la figura di uno psicologo può essere importante e utile per l’equipaggio, funzione che inizialmente (circa 10 anni fa) veniva svolta dal parroco di bordo e passata poi al capo del personale.
Il capo del personale è una figura che può avere anche una base di studio in economia e giurisprudenza, ma qual è il vantaggio, il valore aggiunto di avere a bordo un responsabile di risorse umane che sia di base psicologo?
Questo aspetto non è da sottovalutare, in quanto questo tipo di figura è in grado di leggere sia dinamiche di gruppo sia dinamiche organizzative, è in grado di comprendere che spesso determinati conflitti o determinate problematiche gestionali celano dinamiche relazionali, e soprattutto di gestire controllare e prevenire i rischi di stress lavoro-correlato. Nel turismo c’è molta componente psicologica e soprattutto in questo periodo, in cui tutto deve essere riorganizzato e questa disciplina può aiutare a portare a termine al meglio questo compito.
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