Zangrillo (direttore terapia intensiva San Raffaele): «Modello di collaborazione tra pubblico e privato con l’obiettivo di contenere l’epidemia all’interno degli attuali focolai»
Il gruppo San Donato in prima linea per vincere la battaglia contro il Coronavirus. A due settimane dall’inizio dell’emergenza, il più grande gruppo ospedaliero privato Italiano che conta oltre 20 istituti in tutta la Lombardia, ha messo a disposizione i propri specialisti per le aree critiche. Cinque anestesisti e quattordici operatori della terapia intensiva da due giorni stanno lavorando ininterrottamente nella zona rossa a fianco di medici ed infermieri locali. Le due squadre, coordinate dal dottor Guglielmo Cornero, esperto di gestione di interventi in aree critiche e coordinatore dei blocchi operatori dell’IRCCS San Raffaele di Milano, da lunedì 2 marzo sono operativi 24 ore su 24 e rimarranno in attività per almeno una settimana. Ad essi si aggiungeranno nei prossimi giorni altri professionisti, in particolare internisti, infettivologi, virologi ed anestesisti. Una mobilitazione senza precedenti che nella stanza dei bottoni del gruppo San Donato stanno cercando di gestire al meglio.
Allo stesso tempo, oltre ad offrire professionalità e competenza ai colleghi della zona rossa e dell’ospedale di Cremona, i professionisti targati San Donato stanno ricevendo nelle proprie sedi, in particolare all’IRCCS Ospedale San Raffaele, i pazienti più gravi. Sono quattro gli ammalati di Coronavirus che tra oggi e domani raggiungeranno la sede di via Olgettina provenienti dall’Ospedale di Lodi, per essere sottoposti alla terapia intensiva. A gestire il delicato trasferimento dei quattro pazienti ventilati a causa di serie difficoltà respiratorie, è il professor Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva cardiovascolare e generale del San Raffaele. «In questo modo cerchiamo di de saturare l’Ospedale di Lodi particolarmente in affanno in queste ore – ha dichiarato alle agenzie il professor Zangrillo – e al tempo stesso contenere l’epidemia di Covid-19 all’interno degli attuali focolai. In questo modo si concretizza l’impegno degli attori della sanità privata lombarda a fianco del servizio pubblico».
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