Contributi e Opinioni 20 Aprile 2020 18:24

Covid19, Provenza (M5S): «Serve visione ampia SSN. Ora puntare su territorio, telemedicina, unità speciali»

Il deputato e medico M5S auspica che «la salute sia al centro della governance moderna». Poi sottolinea: «Le conflittualità emerse in particolare tra Regioni e Governo hanno ingenerato paura, incertezza e disorientamento»

«L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci affida alcuni messaggi che, con coraggio, competenza e responsabilità, abbiamo il dovere di interpretare e trasformare in atti concreti. Poiché è proprio durante le depressioni economiche e sociali che sorgono le grandi organizzazioni del futuro. Su tutti questi messaggi emerge il rapporto tra salute, economia e comportamenti sociali. È necessario pertanto porre la Salute al centro della governance moderna». Lo dichiara il medico e deputato del Movimento Cinque Stelle Nicola Provenza, componente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio.

«C’è poi la velocità del contagio di questo virus che ci invita a riflettere definitivamente sulla necessità di orientare l’azione politica sempre più verso la capacità di anticipare i fenomeni, di affrontarli con flessibilità e capacità di adattamento e di porre al centro dell’azione stessa una visione integrata che veda sempre più interconnessi i temi della salute, dell’ambiente e del sapere».

«Non si può più prescindere dalle cinque dimensioni della salute: fisica, psichica, economica, sociale e relazionale. L’invecchiamento della popolazione e il progressivo aumento delle patologie croniche non trasmissibili rappresentano elementi che possono rendere non più sostenibile il Servizio Sanitario Nazionale. È evidente quindi che più intensa sarà l’attenzione su questi temi, più funzionali saranno i modelli organizzativo/gestionali, più saldo sarà il rapporto ospedale/territorio, e più risorse si potranno liberare per offrire a tutte le persone con un bisogno assistenziale servizi di tutela della salute tempestivi, integrati e soprattutto orientati ai principi della prevenzione primaria».

«Abbiamo urgente necessità di recuperare pratiche di:

  • Appropriatezza clinica: diagnosi e terapia (perché insistere solo su una medicina che interviene sul sintomo finale?)
  • Appropriatezza organizzativa: presa in carico (rete territoriale, integrazione ospedale/territorio, gestione per processi, telemedicina)
  • Appropriatezza degli ambiti di cura: dove erogare la cura.

Il nostro compito è fornire una visione ampia e non parziale, nella difesa del Servizio Sanitario Nazionale e di un modello sostenibile ed universalistico che stronchi definitivamente un concetto di sanità che molto amaramente ancora oggi ed in piena emergenza, si colloca come uno dei principali business mondiali. Sarà inoltre necessario migliorare la comunicazione tra le istituzioni. È di tutta evidenza che le conflittualità emerse in particolare tra Regioni e Governo abbiano ingenerato paura, incertezza e disorientamento. In queste giornate si è discusso molto del rapporto tra politica e scienza, attribuendo di volta in volta, all’una o all’altra, una sorta di onnipotenza. Dimenticando la fallibilità di entrambe. Ciascuna scienza, poiché anche la politica è una scienza, ha mostrato inevitabilmente i propri limiti. Rifiutandosi, anche in questa occasione, di lasciarsi permeare dalla poesia, dalla filosofia, dalla musica, dall’amore. Provando talvolta ad annientarle, non consentendo nemmeno di piangere i propri morti, di celebrare un funerale, di visitare un cimitero».

«Tutto questo è accaduto mentre i medici e gli infermieri affrontavano, e continuano a farlo, questa emergenza sanitaria in prima linea, con coraggio e dedizione. Da loro, e in particolare dai professionisti della salute che hanno perso la vita, ci giunge un ulteriore messaggio: quello del dono, dare la vita per gli altri. La nostra azione politica deve necessariamente superare l’egoismo e occuparsi delle sofferenze e delle disuguaglianze sociali che rischiano di emergere ancora di più. Penso che se siamo riusciti ad affrontare questa emergenza, che ci auguriamo di lasciarci alle spalle al più presto, lo dobbiamo soprattutto ai medici, agli infermieri, agli operatori socio-sanitari e a ciascun professionista della salute. Queste stesse professionalità, ben prima dell’emergenza e grazie alla loro abnegazione ed al loro senso del dovere, senza necessità di apparire o di recitare altri ruoli, hanno sempre sostenuto l’azione più nobile, cioè la tutela della salute di ogni persona, non solo nella sua condizione fisica, ma anche nella sua dimensione morale e psicologica».

«Trattare i pazienti il prima possibile, potenziare il territorio, utilizzare al più presto la telemedicina, attivare le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono i temi fondamentali che, in riferimento a questa emergenza Covid-19, fanno parte di atti parlamentari e di azioni concrete che anche in questi giorni sto promuovendo e difendendo con passione e coraggio, forte di una visione prospettica di una reale rivoluzione della politica sanitaria. Sto continuando a lavorare costantemente su questi temi, rimanendo vigile rispetto a qualunque dinamica non ispirata alla prioritaria tutela della salute di ogni singolo cittadino, con particolare attenzione agli ammalati Covid, ai pazienti cronici, ai più fragili ed alle persone con disabilità. Recuperare il concetto di salute significa anche costruire un modello di città che agevoli il lavoro e le relazioni, che offra uguali opportunità a tutti, che porti al centro le politiche ambientali, che mostri di sé il volto della bellezza, delle radici storiche e culturali, della tradizione. Abbiamo una occasione straordinaria per portare alla luce una nuova umanità che resista al virus perenne dello scontro permanente e proponga con fierezza la sfida di una comunità finalmente coraggiosa e, in futuro, coesa».

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