Alla Camera dei Deputati è saltato l’obbligo da parte delle Asl e delle aziende ospedaliere di procedere d’ufficio costituendosi parte civile nei processi che coinvolgono i medici e gli altri operatori sanitari vittime d’aggressione. LEGGI ANCHE: DDL AGGRESSIONI, VIA LIBERA DALLA CAMERA: PENE PIU SEVERE E MULTE FINO A 5MILA EURO. SALTA OBBLIGO DI COSTITUZIONE PARTE […]
Alla Camera dei Deputati è saltato l’obbligo da parte delle Asl e delle aziende ospedaliere di procedere d’ufficio costituendosi parte civile nei processi che coinvolgono i medici e gli altri operatori sanitari vittime d’aggressione.
La Cisl Medici, in particolare qui nel Lazio, si era molto spesa perché questo obbligo fosse riportato nella legge. La nostra è stata una campagna mediatica importante. Il decreto legge dà ampie garanzie su altri punti ed è sicuramente un passo in avanti. Peccato però, è una occasione persa che avrebbe fatto sentire le direzioni strategiche aziendali meno lontane dai lavoratori ben al di là della solidarietà verbale fatta spesso di frasi di circostanza. I dipendenti dovranno difendersi da soli e dovrà essere il lavoratore a denunciare e a spendere soldi per intraprendere l’eventuale percorso giudiziario. Peccato davvero anche perché l’Aula parlamentare era ben consapevole che solo poche ore prima un medico del pronto soccorso era stato aggredito in Calabria a dimostrazione che siamo ritornati nella fase precedente l’emergenza Covid in quanto a comportamenti violenti contro i camici bianchi.
Che amarezza dopo che per settimane eravamo stati definiti “eroi”. Personalmente non mi sono mai riconosciuto in questa definizione ed anzi la Cisl Medici ha più volte sottolineato che i medici non vogliono essere considerati eroi e non vogliono morire da martiri. Vogliono continuare a fare in pieno il proprio dovere anche quando sarà finita questa emergenza pandemica. Però chiediamo un rispetto che vada al di là della componente emotiva di questo periodo.
È di questi giorni anche la sceneggiata del riconoscimento per l’eccezionale attività svolta dagli operatori del servizio sanitario, con l’enorme battage pubblicitario che è stato fatto su questo argomento. A leggere i giornali e a vedere ciò che passa in televisione sembra che ci abbiano riempito le tasche mentre la realtà è un’altra. Nell’immaginario collettivo resteranno applausi dai balconi e la gente penserà che abbiamo avuto anche importanti riconoscimenti economici ma così non è stato. È forte tra i camici bianchi la sensazione della ennesima presa in giro e dell’ulteriore svilimento della nostra professione.
Ed ora riprenderanno le aggressioni ai camici bianchi.
La sequenza si era appena rallentata in corso di emergenza Covid e non certo perché le persone hanno preso consapevolezza del ruolo del medico ma, come è noto, perché sono calati gli accessi al pronto soccorso per la paura di contagi. Non so quanti ricordano ancora oggi l’episodio dell’irruzione in una sala operatoria di alcuni esagitati, episodio questo che ha messo in pericolo anche chi era in attesa dell’intervento chirurgico e non solo quelle signore e quei signori vestiti con camici, guanti e mascherine sterili. Un episodio gravissimo, un triste segnale del degrado che la nostra società sta vivendo e del declino della professione. Ancora poco tempo e le aggressioni subite dagli operatori sanitari saranno considerate come lacrime in una notte di pioggia, saranno invisibili e nessuno ne avrà memoria salvo i diretti interessati. Ora che ci accingiamo a ripartire dopo la chiusura di molte attività causa Covid assistiamo alla difficoltà a reperire medici nelle discipline legate al pronto soccorso e all’emergenza, ma non solo. I concorsi pubblici una volta erano strapieni di concorrenti ed ora vanno quasi deserti perché l’attività ospedaliera non è più attrattiva a fronte dei sacrifici che impone, dei rischi collegati e della remunerazione non adeguata alle responsabilità derivanti dalla attività di diagnosi e cura. Anche lo scandaloso balletto intorno alla “premialità” per gli operatori esposti al Covid non ha portato a nulla di buono in termini di fiducia in chi ci governa ai vari livelli delle Istituzioni.
E poi tutti gli altri problemi non superati ma semplicemente accantonati. L’età media dei medici in Italia che è molto avanzata, gli scaglioni di pensionamenti sempre più affollati, le frequenti accuse di malasanità con il contenzioso medico legale che ne deriva ed il proliferare metastatico di sedicenti “associazioni di tutela” che offrono i propri servizi per fare ottenere un risarcimento del presunto danno sanitario giocando sulla asserita gratuità della assistenza legale alle vittime di malasanità, presunto insisto io fino a sentenza definitiva. La potente attrattiva economica e di prestigio sociale esercitata sui nostri giovani camici bianchi da altri Paesi e l’imbuto formativo con un numero di posti nelle scuole di specializzazione ben inferiore al numero di quanti si laureano in medicina completano il quadro.
Tutti questi sono fattori che influenzano in maniera molto negativa la percezione che la professione medica ormai sia una attività che non offre più importanti gratificazioni umane, professionali ed economiche.
Tra poco tempo mancheranno i medici nel nostro servizio sanitario pubblico e questo non sarà certo un bene. L’esperienza Covid ha portato ad una alluvione di aggettivi di quasi santificazione per i nostri camici bianchi. Siamo stati appellati come eroi, troppi sono divenuti martiri, qualche camice bianco forse ha incrementato il proprio conto in banca dedicandosi prioritariamente allo show televisivo e alle iniziative editoriali. Fiumi di parole. Fatti realmente concreti in favore dei medici e degli operatori sanitari? Pochissimi.
Non vedo grandi motivi di ottimismo all’orizzonte.
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