«Apprezziamo il tentativo di dare risposte alle esigenze di tutti e auspichiamo che possa tradursi rapidamente in un concreto supporto al Paese» sottolinea il Presidente del Maxi Ordine delle Professioni sanitarie Alessandro Beux
«Del decreto legge Rilancio apprezziamo il tentativo di dare risposte alle esigenze di tutti e auspichiamo che possa tradursi rapidamente in un concreto supporto al Paese». Ad affermarlo Alessandro Beux, Presidente Federazione Nazionale TSRM PSTRP.
«Nello specifico – continua Beux – il nostro plauso va al Ministro e al Governo per lo stanziamento di 3,2 miliardi per la sanità. Una cifra rilevante, soprattutto se la si pensa in relazione a quelle con le quali negli ultimi anni si è finanziato il sistema sanitario. Ora confidiamo che se ne faccia buon uso».
«Relativamente al potenziamento e alla riorganizzazione della rete assistenziale sul territorio e a domicilio, la cui importanza è finalmente stata riconosciuta da tutti, è indispensabile che avvenga sulla base di un progetto ben strutturato, affinché quel che è stato possibile prevedere in questa situazione di emergenza diventi una preziosa parte stabile del sistema – sottolinea il Presidente del maxi Ordine delle professioni sanitarie -. Per riuscirci, oltre alla volontà politica e alle risorse economiche messe a disposizione dal Ministro e dal Governo, bisogna evitare che gli interventi avvengano sulla base di rappresentazioni parziali o, peggio, di parte. In caso contrario, in breve tempo si dimostrerebbero incompleti, bruciando risorse che sarebbe stato più utile allocare diversamente. Per essere una vera alternativa alla sola gestione ospedaliera, il territorio deve poter garantire l’assistenza nell’accezione più ampia del termine, comprendendo le attività di prevenzione, la diagnostica strumentale e la riabilitazione: sul territorio c’è bisogno di indagini radiologiche e di laboratorio, di riabilitazione fisica e psichica, di supporto nutrizionale, di sorveglianza epidemiologica, di coloro che si occupano delle dipendenze e delle disabilità fisiche e mentali, nonché di chi effettua i controlli nell’ambiente e nei luoghi di lavoro. Per evitare che il potenziamento e la riorganizzazione della sanità territoriale e domiciliare si riducano a uno slogan o all’ennesima occasione persa serve un piano organico, supportato da adeguate assunzioni, sia per numero che per profilo».
«Infine, siamo soddisfatti che con l’art. 12, comma 1, lettera a) si sia posto rimedio all’esclusione della maggior parte delle professioni sanitarie dalle iniziative di solidarietà a favore dei familiari delle vittime da Covid19. La nostra Federazione nazionale è stata la prima a chiedere un intervento dello Stato con questa finalità, proponendo un tavolo di conciliazione, salvo poi essere beffata dalla formulazione dell’art. 22-bis del DL precedente, cosiddetto Cura Italia, che ha di fatto previsto che del fondo potessero beneficiare solo i familiari di medici, infermieri e operatori socio-sanitari. La pronta e determinata denuncia delle FNO, la capacità degli On. Faraone e De Filippo di cogliere ciò che della loro formulazione escludeva la maggior parte delle professioni sanitarie e l’iniziativa riparatrice dell’On. Carnevali, supportata della Relatrice, On. Lorenzin, hanno creato i presupposti necessari a determinare quel che si sarebbe potuto definire da subito se, come continuiamo a suggerire, si fosse parlato di professioni sanitarie o, meglio ancora, di professioni socio-sanitarie. Tutto e bene quel che finisce bene, ma non commettiamo più lo stesso errore!».