Secondo le quattro associazioni ci sono modifiche da apportare su sorveglianza sanitaria (art.83) e sostegni economici per autonomi (art. 75 e 86)
FAVO, FISH, AIL, UNIAMO-Federazione Italiana Malattie Rare apprezzano l’impegno di molti gruppi parlamentari che hanno ripreso e depositato alla Camera i due emendamenti presentati dalle stesse organizzazioni, e chiedono che, coerentemente con l’ampia condivisione mostrata sinora, siano approvati senza sorprese o ostacoli in fase di conversione.
Si tratta di proposte che inciderebbero positivamente sulla vita lavorativa di persone con disabilità ma anche di tanti lavoratori con malattie rare, esiti di patologie oncologiche, ematologiche e immunodepressione. Lavoratori più a rischio, sia di contagio che di espulsione dal mondo produttivo, e quindi più meritevoli di tutele. Il primo emendamento riguarda la sorveglianza sanitaria (articolo 83) che il decreto rilancio prevede sia aumentata e rivolta in particolare a lavoratori in età avanzata e con quadri clinici a rischio, controllati dal medico competente (il medico “aziendale”). L’intento è positivo, ma il rischio è che quando viene sancita l’inidoneità temporanea il lavoratore rimanga privo di reddito o di altre forme di sostegno. L’emendamento presentato prevede un indirizzo specifico al medico competente: si assuma come prescrizione la facoltà di adottare forme di smart working, ma nel caso vi sia effettiva inidoneità alla mansione non compensabile nemmeno con prescrizioni, la valutazione del medico competente sia sufficiente e valida per equiparare l’assenza al ricovero ospedaliero e come tale retribuirla. Si risolverebbe così il anche “pasticcio” del decreto “Cura Italia” irrisolto dopo tre mesi: il Parlamento aveva stabilito che le assenze dei lavoratori a rischio, durante l’emergenza sanitaria, fossero considerate “ricovero ospedaliero”, ma quel diritto ad oggi non è ancora esigibile con chiarezza mancando del tutto indicazioni e circolari applicative.
Il secondo emendamento – riguardo gli articoli 75 e 86 – risolverebbe un altro “pasticcio” che si trascina ormai da mesi e che riguarda invece i sostegni (bonus 600 euro, reddito di ultima istanza) per i lavoratori autonomi. Una scrittura incerta delle norme che prevedono quei sostegni è fonte di una paradossale disparità di trattamento che sarebbe causa di contenzioso (in cui lo Stato sarebbe soccombente). Dopo un contorto percorso sono stati ammessi a quei sostegni anche i lavoratori autonomi che percepiscono prestazioni (spesso irrisorie) di sostegno alla parziale invalidità. Il legislatore ha però ammesso ai nuovi benefici solo i titolari di assegno di invalidità erogato in forza della legge 222/1984, lavoratori dipendenti e autonomi iscritti alla Gestione Separata (Inps). Molti lavoratori autonomi sono iscritti ad altre casse che prevedono forme simili all’assegno, ma lo chiamano in altro modo e discendono da altre norme. Se la norma fa riferimento solo all’assegno ex legge 222/1984 ma dimentica gli altri crea disparità. L’emendamento è molto semplice, come lo è la questione a volerla intendere. Lo hanno certamente compreso – anche questo in modo bipartisan – vari parlamentari. Ci auguriamo che entrambi gli emendamenti non incontrino sorprese o ostacoli nel loro percorso. A pagarne le conseguenze sarebbero ancora una volta le persone con disabilità. L’invito diretto di UNIAMO Federazione Italiana Malattie Rare, AIL, FISH, FAVO a tutti i Parlamentari è di sostenere con forza quegli emendamenti.