Il deputato Cinque Stelle ha partecipato alla presentazione del libro “Cuore segreto” di Luca Vargiu, dedicato al tema dei trapianti. «Troppo tempo è stato perso: è ora che nel nostro Paese si raggiunga questo importante traguardo, anche culturale» sottolinea l’esponente M5S
«Donare gli organi è innanzitutto un gesto d’amore per la vita, ma è anche un grande atto di civiltà, grazie al quale si possono salvare tante vite umane e si accorcia l’attesa, che spesso può durare anche anni, delle persone che necessitano di un trapianto». Queste le parole di Nicola Provenza, medico e deputato del MoVimento 5 Stelle in commissione Affari sociali, che oggi ha partecipato alla presentazione del libro “Cuore segreto” di Luca Vargiu (Mazzanti Libri).
La legge sulla donazione di organi, la 91 del 1999, da tempo disapplicata, è ora entrata in una nuova fase: questa estate l’allora ministro Giulia Grillo ha firmato il decreto ministeriale per l’attuazione delle norme sul silenzio-assenso per la donazione.
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«Da tempo sono impegnato in prima persona in questa causa, a cui ho contribuito svolgendo un’interpellanza parlamentare nel giugno scorso. Sono quindi felice che l’iter normativo si sia sbloccato: l’ex ministro Giulia Grillo non ha fatto attendere una sua risposta firmando poco tempo dopo il decreto SIT (Sistema Informativo Trapianti). Ora l’impegno deve proseguire», prosegue Provenza, «per fare in modo che i riflettori non vengano spenti e che si attui nel concreto quanto previsto nel decreto ministeriale. Troppo tempo è stato perso: è ora che nel nostro Paese si raggiunga questo importante traguardo, anche culturale».
«Ho deciso di trattare il tema della donazione degli organi nel mio romanzo – spiega Luca Vargiu, autore di “Cuore segreto” – perché mi sono accorto che sull’argomento c’è molto da spiegare, per far comprendere che donare qualcosa di sé nell’ultimo atto della vita è un gesto meraviglioso e che diventare donatori è una scelta che dà speranza alle persone in attesa di trapianto. Purtroppo c’è ancora un problema culturale che fa pensare che la questione non ci riguardi mai, che sia un problema di altri, mentre in realtà tutti potremmo averne bisogno».