«Costringere le farmacie a tenere le porte aperte la notte, nei piccoli paesi, come nelle comunità montane, rappresenta un’assurdità e un assist servito alla microcriminalità». Spiegano così le ragioni del progetto di legge presentato in Assemblea legislativa, i consiglieri Ln Gabriele Delmonte e Massimiliano Pompignoli, rispettivamente primo e secondo firmatario del progetto di legge leghista per modificare le norme […]
«Costringere le farmacie a tenere le porte aperte la notte, nei piccoli paesi, come nelle comunità montane, rappresenta un’assurdità e un assist servito alla microcriminalità». Spiegano così le ragioni del progetto di legge presentato in Assemblea legislativa, i consiglieri Ln Gabriele Delmonte e Massimiliano Pompignoli, rispettivamente primo e secondo firmatario del progetto di legge leghista per modificare le norme regionali che regolano l’organizzazione degli esercizi farmaceutici, approvate lo scorso primo di marzo. «Le quali – dicono dalla Ln – hanno, peraltro, sollevato non poche perplessità da parte degli stessi farmacisti». Infatti, spiegano i consiglieri in una nota, «in passato, il farmacista era reperibile dai cittadini, ma non aveva l’obbligo sancito ora dalla norma di tenere le porte del negozio ‘aperte’. Norma per giunta congelata da una delibera (la numero 683 dello scorso 16 maggio), che ha fatto slittare l’applicazione dei nuovi obblighi previsti dall’articolo 13 della legge, al prossimo 1° di gennaio».
«In una grande città – osservano Delmonte e Pompignoli – il provvedimento sulle ‘porte aperte’ potrebbe avere una logica, per via del flusso di clienti che entrano di continuo nelle farmacie ‘metropolitane’, ma in un paesino di campagna o un in una comunità montana, dove forse potrebbero arrivare due o tre pazienti ad acquistare farmaci, non si capisce la logica di tenere il farmacista inchiodato al banco per tutto il turno serale o notturno». La norma «espone le farmacie al rischio di essere preda della microcriminalità», dicono dalla Lega Nord, che presentò in aula un emendamento bocciato dal Pd. Per questo motivo, un nuovo progetto di legge è stato depositato negli uffici di viale Aldo Moro, con l’intento di modificare l’articolo della norma “incriminato”; ovvero, i commi 5 e 6 dell’articolo 13. “Ci auguriamo – conclude il capogruppo regionale leghista, Alan Fabbri – che la Giunta abbia il buon senso di accogliere le nostre proposte migliorative”.