Il fenomeno del cosiddetto “turismo sanitario” che spinge molti pazienti a cercare cure e procurarsi farmaci in altri Paesi desta forte preoccupazione nel mondo medico, sia per gli aspetti strettamente connessi alla sicurezza e adeguatezza dei trattamenti e dei medicinali proposti, sia per le implicazioni commerciali e speculative. Per tali motivi l’Ordine provinciale di Roma dei Medici‐Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) ha presentato nei giorni scorsi denuncia‐querela alla competente Procura della Repubblica […]
Il fenomeno del cosiddetto “turismo sanitario” che spinge molti pazienti a cercare cure e procurarsi farmaci in altri Paesi desta forte preoccupazione nel mondo medico, sia per gli aspetti strettamente connessi alla sicurezza e adeguatezza dei trattamenti e dei medicinali proposti, sia per le implicazioni commerciali e speculative. Per tali motivi l’Ordine provinciale
di Roma dei Medici‐Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) ha presentato nei giorni scorsi denuncia‐querela alla competente Procura della Repubblica contro il responsabile della società “Hepatos‐Kiev” e ha chiesto che vengano svolti gli opportuni accertamenti sulla legittimità dell’offerta terapeutica proposta dalla stessa organizzazione che opera tra l’Italia e l’Ucraina. La denuncia muove dalla segnalazione all’Ordine di una gastroenterologa‐epatologa della Capitale, destinataria di una lettera della “Hepatos‐Kiev” in cui si pubblicizzava la possibilità di inviare pazienti affetti da epatite‐C a Kiev per accedere alle nuove terapie, offrendo al contempo “adeguato emolumento” per ogni paziente che lo stesso medico avesse inviato a tale organizzazione.
«È chiaro che ciò va contro i più basilari principi della deontologia medica – evidenzia
Giuseppe Lavra che ha presentato la querela in qualità di presidente dell’Ordine di Roma – e rischia di screditare chi svolge ogni giorno il proprio lavoro in scienza e coscienza. Inoltre, in questo caso potrebbe ravvisarsi il reato di cui all’articolo 147, comma 5, del Decreto legislativo
n. 219 del 2006, cioè l’attuazione della direttiva 2001/83/CE relativa al codice comunitario sui medicinali per uso umano, come pure del Codice del Farmaco contemplato dalla direttiva 2003/94/CE».
La normativa in vigore, infatti, sanziona penalmente la condotta di concedere, offrire o promettere premi, vantaggi pecuniari o in natura, in violazione dell’art.123, comma 1 dello stesso decreto legislativo. Tale norma stabilisce che «Nel quadro dell’attività di informazione e presentazione dei medicinali svolta presso i medici o farmacista è vietato concedere, offrire o promettere premi, vantaggi pecuniari o in natura, salvo che siano di valore trascurabile e siano comunque collegabili all’attività espletata dal medico e dal farmacista».
L’Ordine di Roma, in quanto ente preposto alla tutela della salute dei cittadini, auspica quindi che venga posto in essere ogni necessario accertamento investigativo per riscontrare se siano ravvisabili più gravi fattispecie delittuose in danno della salute della collettività o del Servizio Sanitario Nazionale. A tal fine si è anche costituito parte civile nel procedimento promosso attraverso un suo legale di fiducia. «Su questo e altri casi analoghi che venissero a nostra conoscenza agiremo tempestivamente e istituzionalmente», avverte Lavra.