Il lavoro di ricerca realizzato da Eurispes ed Enpam, sotto l’egida dell’Osservatorio su Salute, Previdenza e Legalità, offre una visione che si discosta nettamente dall’idea diffusa di una sanità pubblica al tracollo e sostanzialmente irriformabile. «Questo Rapporto – dichiara Gian Maria Fara, Presidente Eurispes – ha voluto osservare il sistema della sanità, con l’obiettivo di […]
Il lavoro di ricerca realizzato da Eurispes ed Enpam, sotto l’egida dell’Osservatorio su Salute, Previdenza e Legalità, offre una visione che si discosta nettamente dall’idea diffusa di una sanità pubblica al tracollo e sostanzialmente irriformabile.
«Questo Rapporto – dichiara Gian Maria Fara, Presidente Eurispes – ha voluto osservare il sistema della sanità, con l’obiettivo di “prendere contatto” con i diversi temi e le maggiori contraddizioni di un Sistema sanitario Nazionale per il quale è difficile esprimere una valutazione univoca, in grado di comprendere in sé le molte carenze come pure le tante eccellenze. Occorre soprattutto ricordare che, nonostante i ritardi e i problemi, il nostro Sistema sanitario nel confronto internazionale rimane uno dei migliori al mondo per la capacità di assicurare la salute dei nostri cittadini».
Secondo Alberto Oliveti, Presidente Fondazione Enpam: «Il nostro Ssn è un fiore all’occhiello di civiltà che vogliamo difendere. Considerate le tendenze economico-finanziarie, gli andamenti demografici di denatalità e invecchiamento, l’evoluzione tecnologica e la digitalizzazione crediamo che la strada da percorrere per garantire la sostenibilità di un Ssn pubblico sia quella di selezionare i livelli essenziali di assistenza (Lea) possibili, quelli cioè che possiamo garantire a tutti su tutto il territorio nazionale».
Il Rapporto, consultabile su sito dell’Eurispes, ha analizzato il Sistema sanitario principalmente attraverso l’ottica dei cittadini/pazienti ed è emerso che:
Dalla relazione conclusiva del 2013 della Commissione Parlamentare di Inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, si rileva che in circa 4 anni, dall’aprile 2009 al dicembre 2012, il numero di denunce al vaglio dell’attenzione parlamentare aveva raggiunto quota 570. Fra queste, 400 erano relative a casi che hanno comportato la morte del paziente, per errore imputato al personale medico e sanitario o per disfunzioni e carenze strutturali.
Su 570 casi di presunti errori monitorati, 117 si sono verificati in Sicilia, 107 in Calabria, 63 nel Lazio, 37 e in Campania, 36. Oltre la metà dei decessi (232, il 58%) è riferibile alle regioni del Sud e Isole (Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna). Questi dati evidenziano le forti differenze territoriali in quanto ad emersione di casi di malasanità, con le Regioni del Nord che registrano meno criticità rispetto al Sud, e quelle sotto Piano di rientro che ne sono maggiormente esposte.
Di fronte alle ristrettezze dei bilanci regionali, non sorprenderebbe scoprire nella sanità italiana un parco tecnologico carente e non “aggiornato” rispetto alle nuove tecnologie, come conseguenza di un sistema impoverito e caratterizzato da bassi investimenti. E invece la presenza di apparecchiature tecnico- biomediche (nelle strutture ospedaliere e territoriali) risulta in aumento nel settore pubblico, anche se la loro disponibilità è fortemente variabile a livello regionale. Esistono, ad esempio, circa 106,2 mammografi ogni 1.000.000 di abitanti con valori che superano i 150 in due Regioni (Valle d’Aosta, Umbria). La regione che registra il rapporto minore tra apparecchiature tecnico-biomediche e abitanti è la Campania.
L’evoluzione pur faticosa dei piani di rientro di molte regioni, il varo dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) e delle nuove politiche vaccinali, fanno ritenere che, comunque, il sistema non sia “immobile”, e che per alcuni versi siano state imboccate le strade giuste in un rapporto più equilibrato tra autonomia ragionale e Ministero della Salute.