Contributi e Opinioni 25 Marzo 2019 16:48

Fine vita, l’appello della Fondazione File al ministro: «La legge è ferma al palo, serve registro Dat»

«E’ passato oltre un anno dall’entrata in vigore della legge sul biotestamento, ma ancora manca un registro nazionale delle DAT, le disposizioni anticipate di trattamento nelle quali i cittadini dichiarano a quali cure vogliono (o non vogliono) essere sottoposti in caso di futura incapacità di decidere. E’ necessario e urgente rendere disponibile in tutte le regioni […]

«E’ passato oltre un anno dall’entrata in vigore della legge sul biotestamento, ma ancora manca un registro nazionale delle DAT, le disposizioni anticipate di trattamento nelle quali i cittadini dichiarano a quali cure vogliono (o non vogliono) essere sottoposti in caso di futura incapacità di decidere. E’ necessario e urgente rendere disponibile in tutte le regioni il fascicolo sanitario elettronico (FSE), lo strumento con il quale il cittadino può tracciare la propria vita sanitaria, condividendola con i medici».

E’ l’appello lanciato da File (Fondazione Italiana di Leniterapia) al Ministro della salute e al Garante della Privacy per dare piena attuazione alla legge sul biotestamento. «La legge c’è, ma è rimasta sulla carta. Un po’ di ritardo è comprensibile, un intero anno no a meno di pensare che dietro non ci sia una volontà di ostacolare una legge dello Stato».

«Nella legge – spiega Donatella Carmi, Presidente di File – è scritto che entro 30 giorni dalla sua entrata in vigore, e quindi entro la fine del marzo di un anno fa, le Regioni e il Ministero dovevano dare piena e completa attuazione alla normativa attraverso la formazione del personale sanitario assistenziale e l’informazione a tutti i cittadini. In realtà non tutte l’hanno fatto e, come purtroppo avviene per l’applicazione di altri diritti, ci troviamo di fronte a una situazione a macchia di leopardo con realtà che si sono mosse e si muovono bene, come la Regione Toscana, e altre che, invece, sono rimaste colpevolmente ferme».

«In questo modo – conclude Carmi – l’unica garanzia che un cittadino ha per veder rispettato il proprio diritto al Fine Vita, è quello di portarsi sempre dietro quel foglio di carta dove ha espresso la propria volontà. Un foglio che in copia va lasciato anche alla persona a cui s’è delegata l’espressione di volontà (il fiduciario) e al proprio medico curante. E che sarebbe sempre meglio far inserire nella propria cartella clinica ogni volta che si va in ospedale. Un sistema insomma tanto barocco quanto poco rispettoso della dignità umana».

Articoli correlati
Medici, psicologi e infermieri: arriva il primo documento per supportare il paziente che chiede di morire
Per la prima volta in Italia, un tavolo di lavoro composto da psicologi, medici, infermieri, assistenti spirituali, bioeticisti, giornalisti e familiari si è riunito con l’obiettivo di garantire una risposta condivisa e multidisciplinare alla domanda del paziente che chiede di revocare, rifiutare o accedere al suicidio volontario medicalmente assistito circostanziato. L’esito di questo lavoro è disponibile gratuitamente sul sito dell’Ordine degli Psicologi del Lazio
Comunicazione medico-paziente, un italiano su tre cerca informazioni sul web. Ecco perché
L’esperta: «Mancano i corsi di formazione su counselling e comunicazione e durante la visita c’è poco tempo per parlare. Quando il malato nega la diagnosi, è portato a cercare affannosamente altrove conferme»
BLSD e Covid-19: cosa cambia? In un corso FAD le linee guida per tutelare pazienti e operatori
Il corso fa parte della collana dedicata al Covid-19 del provider Sanità in-Formazione. Giulia Driussi (responsabile scientifico): «Si può garantire una rianimazione efficace per le vittime e al contempo sicura per l’operatore che la effettua»
Emofilia, presentato il Rapporto di Omar nell’ottica del ‘Value Based Health Care’
Binetti: «Sia finanziato il nuovo piano delle malattie rare». E le associazioni dei malati chiedono che i pazienti vengano messi al centro
Codici: «Chiediamo al Ministero di fare chiarezza sulle ricerche cliniche all’Ospedale Niguarda di Milano»
Prima l’inserimento del paziente in uno studio clinico senza consenso informato specifico e senza autorizzazione del comitato etico, poi l’intervento eseguito con protesi che hanno avuto effetti avversi non segnalati al Ministero, che non è stato informato nemmeno sulla consegna delle protesi alla ditta, di cui non sono stati registrati i lotti utilizzati. È quanto […]
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Percorso Regolatorio farmaci Aifa: i pazienti devono partecipare ai processi decisionali. Presentato il progetto InPags

Attraverso il progetto InPags, coordinato da Rarelab, discussi 5 dei possibili punti da sviluppare per definire criteri e modalità. Obiettivo colmare il gap tra Italia e altri Paesi europei in ...
Advocacy e Associazioni

Disability Card: “Una nuova frontiera europea per i diritti delle persone con disabilità”. A che punto siamo

La Disability Card e l'European Parking Card sono strumenti che mirano a facilitare l'accesso ai servizi e a uniformare i diritti in tutta Europa. L'intervista all'avvocato Giovanni Paolo Sperti, seg...
Sanità

I migliori ospedali d’Italia? Sul podio Careggi, l’Aou Marche e l’Humanitas di Rozzano

A fotografare le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati nel 2023 è il Programma nazionale sititi di Agenas. Il nuovo report mostra un aumento dei  ricoveri programmati e diu...