Oltre 400 presenze, 10 sessioni plenarie e 30 workshop paralleli, 70 relatori, oltre 30 tra sponsor ed espositori, tantissimi giovani: i numeri conclusivi del quarto Congresso internazionale dell’Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria (ARIR) – dal titolo “La tecnologia al servizio della clinica: suggerimenti dal passato per scommettere sul futuro” – che si è appena concluso a […]
Oltre 400 presenze, 10 sessioni plenarie e 30 workshop paralleli, 70 relatori, oltre 30 tra sponsor ed espositori, tantissimi giovani: i numeri conclusivi del quarto Congresso internazionale dell’Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria (ARIR) – dal titolo “La tecnologia al servizio della clinica: suggerimenti dal passato per scommettere sul futuro” – che si è appena concluso a Treviso, confermano il successo dell’iniziativa e accendono i riflettori su questa professione emergente.
“Siamo molto soddisfatti per la partecipazione di colleghi, clinici e di operatori sanitari”, è la conferma di Andrea Lanza, presidente dell’evento, “due anni di lavoro preparatorio da parte del Comitato scientifico hanno portato ai colleghi e a tutti i partecipanti un altissimo spessore qualitativo delle sessioni e delle relazioni. Siamo poi orgogliosi di essere riusciti ad avere tanti ospiti internazionali e a presentare un’ampia raccolta di esperienze multidisciplinari a conferma della domanda di aggiornamento di qualità che gli operatori di settore chiedono alla professione”.
A Treviso erano presenti molti fisioterapisti di realtà internazionali– dalla Svizzera al Belgio, dall’Argentina all’Inghilterra, dal Portogallo agli Stati Uniti – dove questa figura sanitaria esiste da molto tempo, e dove questo approccio alle malattie respiratorie è ampiamente diffuso, e dove lo specialista è presente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. In Italia, invece, il fisioterapista del respiro (FtR), non è ancora abbastanza diffuso: durante i lavori congressuali l’ARIR ha infatti presentato un’indagine conoscitiva svolta su un campione rappresentativo della realtà italiana (sono stati analizzati 1310 ospedali, cliniche e centri di cura del nostro Paese, pubblici e privati), che ha rivelato che solo nel 38% delle strutture ospedaliere nazionali è presente almeno un FtR.
“La riabilitazione respiratoria rappresenta oggi un intervento che è in grado di migliorare le condizioni di vita di coloro che sono affetti da malattie respiratorie croniche o anche da coloro che per un evento sono ricoverati in terapia intensiva”, sottolinea Marta Lazzeri, presidente ARIR. “Questo dato – ampiamente condiviso dai pneumologi dell’AIPO – purtroppo in Italia è ancora sottovalutato e ne consegue che la riabilitazione respiratoria non è molto diffusa. In questo senso usciamo dai lavori congressuali di Treviso con un forte mandato da parte di tutti i partecipanti: la nostra Associazione sarà sempre di più in prima linea per promuovere un accesso a questo tipo di trattamenti per favorire la qualità di vita dei pazienti”.
E ai tanti giovani presenti – studenti universitari, neolaureati, partecipanti ai master – la presidente ARIR affida un messaggio conclusivo: “La presenza e partecipazione di tanti giovani colleghi è la conferma della diffusione della nostra professione tra le figure sanitarie emergenti. E proprio a loro desideriamo dire che la nostra è una professione non sostituibile: è un ruolo in cui credere con convinzione, coraggio ed entusiasmo, perché è indispensabile per i malati e per le loro famiglie”.