Sanità e salute al centro di un incontro organizzato dalla Fondazione MESIT a Palazzo Altieri (Roma). Si è parlato delle principali criticità del SSN, cioè l’accesso alle terapie innovative e la valorizzazione del capitale umano
«La sanità è stato e sarà sempre un asset strategico per l’Italia. La pandemia ci ha mostrato il lato umano e virtuoso del Servizio sanitario nazionale, ma ha anche messo a nudo tante criticità. Il Covid ci ha messo faccia a faccia, in modo drammatico, con problemi che esistono da anni e che attendono riforme ormai non più rinviabili». Lo ha ricordato il presidente della Fondazione MESIT, Marco Trabucco Aurilio, nel corso dell’incontro a Palazzo Altieri (Roma) organizzato dalla Fondazione MESIT di concerto con l’Università di Roma Tor Vergata, il CEIS, l’Università degli Studi Roma 3 e il Crispel. Al centro del dibattito, che ha visto tra gli altri la presenza di Marcello Gemmato (Sottosegretario al Ministero della Salute), Angelo Canale (Procuratore Generale della Corte dei Conti) e Nicola Sebastiani (Ispettore Generale della Sanità Militare), il tema Salute e Sanità, con uno sguardo attento alle nuove sfide per l’Italia.
«Almeno due criticità – ha proseguito Trabucco – vanno affrontate con urgenza: l’accesso all’innovazione terapeutica e la valorizzazione del capitale umano, di chi ogni giorno garantisce cure e assistenza ai cittadini». Il presidente della Fondazione MESIT ha ricordato infatti che l’innovazione terapeutica ha modificato in modo radicale la prognosi e la cura di patologie complesse, oncologiche e non solo. «Ci sono terapie che cambiano la vita delle persone, ma il tema è oggi quello del ritardo di accesso a queste terapie – ha detto – nel nostro Paese il problema è la burocrazia, che non sempre è al passo con l’innovazione. Questi ritardi sono un grande freno per il Ssn, che si confronta con sfide di portata mondiale».
Trabucco ha sottolineato come il ritardo, o il mancato accesso alle terapie innovative, genera quotidianamente disuguaglianze nel diritto alla salute. «La miglior cura va garantita indipendentemente dalla regione di residenza del paziente». Sul tema della valorizzazione delle donne e degli uomini della sanità ha poi ricordato che gli operatori sanitari, diventati eroi del Covid, oggi «rischiano di sparire agli occhi del Legislatore, di apparire come perfetti sconosciuti. Dimenticati dall’agenda politica e declassati nelle priorità». Apprezzamento, infine, per le parole del Ministro Schillaci che «che ha ricordato l’esigenza di valorizzare il personale con retribuzioni adeguate, degne del contesto europeo».
Sul diritto alla salute e sul tema dell’accesso alle terapie innovative è intervenuto Francesco Saverio Mennini, research director EEHTA del CEIS Università di Roma Tor Vergata e Presidente Sihta. «Il nostro Paese – ha sottolineato il docente – nel 2000 spendeva quanto poteva permettersi per finanziare il Servizio sanitario nazionale, tuttavia andando avanti, nel 2014 l’Italia risultava già al di sotto della retta di regressione, con un investimento ben al di sotto delle reali possibilità e in controtendenza con gli altri Paesi europei. Nel corso degli anni la situazione è andata peggiorando. Negli ultimi anni abbiamo speso meno di quello che avremmo potuto spendere per finanziare la sanità pubblica, benché una spesa maggiore non avrebbe messo a rischio le finanze del Paese».
Mennini ha ricordato che l’aumento della spesa sanitaria pubblica sul PIL del 2020 è legato solo all’aumento per l’emergenza Covid, «tant’è che adesso andiamo nuovamente verso una riduzione, riportando l’Italia molto al di sotto rispetto a quanto fatto da altri Paesi, con il rischio di non garantire i Lea». Una spesa ridotta mostra una certa miopia, visto che «investire in sanità significa anche garantire e strutturare un sistema che migliorare la salute dei cittadini, generando un effetto estremamente positivo a sul piano economico e sociale in termini di produttività e consumo. In ultima analisi – ha concluso Mennini – c’è bisogno della volontà politica di seguire un percorso che non serve solo a migliorare il livello di salute dei cittadini, ma anche a creare un volano economico molto importante».
Della sfida per l’innovazione ha infine parlato il presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia e presidente di Farmindustria, Marcello Cattani. «Viviamo un momento di cambiamento – ha detto – nel quale il Paese ha bisogno di comprendere che la Salute è un investimento, non un costo. È determinate e da qui dobbiamo partire, alimentando una leadership che in parte già abbiamo mostrato. Occorre puntare sulle competenze, ricordando come il nostro settore conta il 90% di laureati. La sfida delle competenze è fondamentali per accompagnare lo sviluppo dei prossimi anni, ma dobbiamo ricordare che ci muoviamo in un ambito di competizione globale. Il nuovo governo ha dato dei segnali importanti, chiaramente dobbiamo uscire dallo schema della singola legge di bilancio, serve programmazione e investimento. E il fondo sanitario non può restare nella soglia del 6%.
non dico di spendere per spendere, ma è essenziale promuovere l’innovazione e lo sviluppo».
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