Oltre 560 medici di base hanno partecipato al nuovo questionario del Centro Studi della Fimmg sul fumo. Un test che ha verificato l’importanza dei medici di famiglia come ‘sentinelle’ sull’abitudine al fumo. «L’indagine evidenzia come, ancora una volta, i medici di base siano efficaci sentinelle rispetto a fenomeni connessi a fattori di rischio comportamentali – sottolinea Paolo […]
Oltre 560 medici di base hanno partecipato al nuovo questionario del Centro Studi della Fimmg sul fumo. Un test che ha verificato l’importanza dei medici di famiglia come ‘sentinelle’ sull’abitudine al fumo. «L’indagine evidenzia come, ancora una volta, i medici di base siano efficaci sentinelle rispetto a fenomeni connessi a fattori di rischio comportamentali – sottolinea Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della Fimmg – L’intervento nella gestione di questo importante fattore di rischio è testimoniato dalla sensibilità verso la rilevazione dell’abitudine al fumo e della sua registrazione, in particolare per i medici che lavorano in forme aggregate».
Per la maggioranza degli intervistati (oltre il 57%), i genitori dei ragazzi adolescenti appaiono oggi più preoccupati per l’uso di altre sostanze e per possibili altre dipendenze, che non per l’abitudine al fumo dei loro figli: per il 21,3% del campione i genitori appaiono solo preoccupati per possibili altre dipendenze dei loro figli. I medici sembrano decisamente orientati a cercare di monitorare questo fenomeno: il 75% del campione dice di registrare “sempre-spesso” il dato relativo al consumo di tabacco dei propri assistiti sulla cartella clinica ambulatoriale. Questo dato sembrerebbe essere più basso (56%) tra i medici fumatori. Meno diffuso appare l’utilizzo di stampati o altro materiale per supportare il consiglio di cessazione del fumo: lo utilizza “sempre- spesso” il 22% del campione (solo il 18,2% tra i medici che lavorano da soli, rispetto a valori più elevati tra quelli che lavorano in forme associate). Per cercare di inquadrare al meglio il fenomeno, è stata rilevata anche l’eventuale abitudine tabagica dello stesso medico: il 50% del campione riferisce di non aver mai fumato (il 56,7% al Nord e il 40,4% al Sud), il 40% di avere smesso e il 10% di continuare a fumare.