Il World Heart Day si celebra il 29 settembre di ogni anno. Gli esperti si confrontano su priorità piani e politiche di contrasto alle patologie cardiovascolari
Esiste un’emergenza cuore nel mondo. Le malattie cardio-cerebro vascolari sono la prima causa di morte in molti paesi. In Italia 127.000 donne e 98.000 uomini muoiono ogni anno per le malattie cardio-cerebro vascolari e molte di queste morti si verificano in modo prematuro prima dei 60 anni di età.
Dopo un calo della mortalità negli ultimi decenni, i numeri delle malattie cardiovascolari sono di nuovo in aumento, invertendo anni di progresso sia sul fronte delle cardiopatie ischemiche sia su quello delle malattie cerebrovascolari.
E le previsioni sono allarmanti: i morti per cause cardiovascolari raggiungeranno nel 2030 la cifra di 24 milioni di morti all’anno che equivalgono a circa 66.000 decessi al
giorno. È come se ogni giorno scomparisse una città come Massa o Trapani. Un aumento da oggi al 2030 pari al 34%. Dunque, oggi più che mai, la prevenzione cardiovascolare è fondamentale. Da qui, nella Giornata mondiale del Cuore, l’appello per arginare questa nuova emergenza.
Ripensare le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari (Cvd) nel post-Covid, condividendo proposte e priorità per recuperare il ritardo causato dall’emergenza e considerando il territorio quale attuatore di politiche sanitarie efficaci: è l’obiettivo urgente che ha riunito oggi per la prima volta rappresentanti delle società
scientifiche, dei pazienti ed esponenti della società civile, insieme ad istituzioni e settore privato, all’evento “Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio”, organizzato da Novartis Italia e patrocinato da City Health Institute.
In questo anno e mezzo – si legge in una nota – la pandemia Covid ha ridotto le prestazioni ai pazienti cardiovascolari, l’attività diagnostica preventiva e fatto aumentare la mortalità in questa popolazione. Si è assistito ad una riduzione tra il 50 e l’85% dell’attività chirurgica, del 55% degli interventi di cardiochirurgia, del 75% degli ecocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica, del 10% di nuove diagnosi di scompenso cardiaco e del 30% di invio allo specialista, e ad un aumento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella generale.
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