di Danilo Mazzacane, Segretario Generale Cisl Medici Lombardia
Le nuove epidemie sono state oggetto di interesse per una ristretta nicchia di esperti, ma non sono state formulate previsioni sul rischio di insorgenza di nuove malattie infettive, nonostante fossero presenti alcuni segnali rilevanti.
Gli eventi epidemici, insoliti e catastrofici, comportano pressioni sulle società, evidenziando tensioni non altrimenti visibili. L’analisi sociale permette di riportare alla luce i veri valori umani, anche se l’orientamento è quello di cercare di individuare le responsabilità, mentre si amplificano le divisioni sociali.
I governi esercitano il loro ruolo con autorità e con interventi restrittivi di salute pubblica che alimentano il conflitto sociale e talvolta non mantengono le promesse attese.
La realtà emergente dalle esperienze del passato remoto e recente evidenziano sempre la ferma volontà dei professionisti della salute a prendersi cura dei malati, mettendo a rischio se stessi, anche senza avere a disposizione indicazioni e dispositivi di sicurezza adeguati.
Un dato saliente che ci ha “regalato” il Covid-19 è costituito dalla maggiore attenzione dedicata dalle persone alla propria salute, con un senso di consapevolezza e responsabilità insoliti, oltre ad un ritrovato riconoscimento del ruolo del medico e degli operatori sanitari .
Infatti, ciò è documentato da una recente indagine Ipsos Mori, realizzata su indicazione di Gsk Consumer Healthcare. Il primo interlocutore da consultare per problemi di salute per due terzi degli intervistati ritorna ad essere il medico, accantonando il ricorso telematico a dr. Google.
Addirittura il 75% del campione testato, ha espresso il desiderio, non solo di rafforzare la alleanza con i medici e gli operatori sanitari, ma anche di cercare soluzioni atte a migliorare la qualità di vita per ridurre l’impatto economico sul sistema sanitario.
Pertanto il nostro Sistema Sanitario denota aspetti positivi e negativi, quali una separazione anche amministrativa tra i servizi territoriali e le strutture ospedaliere, la necessità di disporre di una valida medicina di prossimità territoriale, una integrazione socio-sanitaria mai pienamente realizzata, un maggiore riconoscimento dei bisogni dei pazienti e del ruolo dei medici e degli operatori sanitari.
Una soluzione potrebbe essere la realizzazione di equipe multiprofessionali per una concezione multidimensionale della salute, considerando anche gli aspetti psicologici, sociali, familiari e lavorativi, intesi come identificativi del valore di ogni singolo individuo.
Questo percorso virtuoso può influenzare positivamente il decorso della malattia, rendendo efficace la terapia medica e magari favorire la guarigione o almeno alleviare la sofferenza. Per trasformare queste proposte in realtà occorre però che i governanti diano ascolto sia alle persone, che agli operatori sanitari, fornendo a questi ultimi tutti i migliori strumenti per poter operare in serenità e sicurezza.
Ad avvalorare la nostra ferma volontà di mantenere e rinforzare il sistema sanitario italiano di tipo universalistico, giunge incredibilmente l’editoriale pubblicato sul New york Times da parte di Paul Krugman, premio Nobel per l’Economia nel 2008, che elogia l’Italia come modello positivo per la gestione dell’emergenza Coronavirus, evidenziando all’opposto i cattivi risultati ottenuti negli Stati Uniti dall’Amministrazione del Presidente Donald Trump.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato