Contributi e Opinioni 17 Novembre 2022 10:28

Il risk management nell’era dei professionisti “a gettone”

Di Enrico Pinton (Opi Padova)

di Enrico Pinton (Opi Padova)
Il risk management nell’era dei professionisti “a gettone”

La gestione del rischio sanitario ha visto negli ultimi vent’anni uno sviluppo normativo e progressivamente sostanziale nei nostri sistemi. Dalla Commissione Tecnica sul Rischio Clinico-DM 5 Marzo 2003 alla Legge n° 24/2017, l’impegno di molti attori hanno gettato le basi della struttura sulla quale oggi si regge il sistema della sicurezza del paziente. Proprio la Legge n° 24/2017 ha sancito quello che per i cittadini è un diritto che va ad integrare l’art 32 della costituzione: la sicurezza delle cure. Con parole inequivocabili il legislatore ha infatti stabilito che «la sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo  e della collettività». Tenendo a mente questo principio non possiamo che vivere con interesse, e giustificata preoccupazione, i recenti cambiamenti che stanno attraversando il nostro Sistema sanitario nazionale. L’interesse mediatico di questi giorni ha posto in evidenza un fenomeno che in molte Aziende Sanitarie si poteva osservare già da tempo. La carenza di medici specialisti, e sempre più anche di infermieri, nell’area emergenza-urgenza, ha reso necessario attingere a prestazioni “a gettone” di professionisti esterni.

Questo sistema, inizialmente di nicchia, si è via via sviluppato secondo le normali leggi del mercato. Sono così nate cooperative specializzate nel reclutare professionisti da impiegare nella copertura di questi turni. Le vantaggiose condizioni, economiche e in termini di qualità di vita, hanno spinto molti medici e infermieri a licenziarsi dal settore pubblico per dedicarsi a questa attività. Allontanandoci da giudizi sul merito delle cause che hanno portato a questa deriva, non possiamo non chiederci quale impatto possa avere questo fenomeno sulla sicurezza del paziente. Il sistema di Risk Management ha basato il proprio sviluppo sulla definizione di condizioni di sicurezza in grado di garantire outcome di salute elevati. Queste condizioni rischiano di sgretolarsi di fronte alle testimonianze a cui assistiamo ormai quotidianamente: turnover selvaggio di professionisti che rimangono nello stesso ospedale al massimo per una o due giornate di lavoro, turni continuativi anche di 24-36 ore, competenze non specifiche per il setting in cui si va a prestare servizio ed esperienza lavorativa non idonea per settori ad elevata rischiosità. Guardando l’altra faccia della medaglia, di certo non ci si può aspettare che i professionisti dipendenti possano lavorare con motivazione mediamente elevata al fianco di colleghi che cambiano tutti i giorni e guadagnano il doppio/triplo di loro.

Senza interventi strutturali e di sistema questa privatizzazione rischia di minare le radici del sistema pubblico. Questo fenomeno è solo uno dei segni di un sistema sanitario che sta cambiando radicalmente nel suo core. Il concetto di Azienda Sanitaria pubblica che aveva il suo tesoro più grande in uno zoccolo duro di professionisti “stabili” si sta infatti allontanando progressivamente. In questo scenario non possiamo più fare affidamento su gruppi di professionisti con a cuore lo sviluppo e il prestigio della propria Unità Operativa, medici e infermieri dotati di senso di appartenenza che potevamo formare al lavoro in team con colleghi con cui si creava un legame anche affettivo. Il concetto di Responsabilità positiva del professionista sanitario continua a permanere nel proprio operato ma frequentemente si limiterà al turno in cui è impiegato e non all’andamento generale dell’Unità Operativa e più in generale dell’Azienda Sanitaria. Questi cambiamenti radicali non possono lasciare indifferente il sistema di gestione del rischio sanitario, che deve essere ri-adattato ad un sistema che sta mutando rapidamente. Occorre interrogarsi su quali strategie, fino a ieri efficaci, debbano essere riviste o superate. Il Risk Management deve intervenire nel dibattito pubblico e far sentire la propria voce ponendo al centro la sicurezza del paziente, che come stabilito dalla Legge Gelli-Bianco è un diritto riconosciuto ai cittadini e non un’opzione derogabile.

La basi di ripartenza non possono che essere l’approccio di sistema, con la definizione di criteri e regole condivise, oltre che la misurazione continua della qualità dei servizi. In un sistema che cambia il paziente e la sua sicurezza devono comunque rimanere al centro.

 

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