Di Orgogliosamente Infermieri
Ad oggi, non esiste incompatibilità tra la figura di Presidente di un ordine professionale e il ruolo di direttore infermieristico: in una stessa struttura ospedaliera, potremmo incontrare, quindi, infermieri appartenenti ad un Ordine professionale e il loro direttore che è, allo stesso tempo, Presidente di quell’Ordine. Ogni infermiere, per poter far parte dell’Ordine professionale, versa una quota annuale obbligatoria: a fronte del pagamento della quota, ogni infermiere ha la legittima aspettativa che l’attività di “governo” della professione (che spetta all’Ordine) si conformi ai più rigorosi princìpi di trasparenza e correttezza.
In primo luogo, l’aspettativa di ogni infermiere è di veder gestito in maniera corretta e trasparente ogni situazione di conflitto di interesse: si tratta della tipica situazione che si crea, ad esempio, quando una stessa persona ricopre il ruolo di dirigente sanitario e, contemporaneamente, un ruolo di vertice all’interno dell’Ordine professionale.
Chi garantisce che le decisioni prese da quella persona (nella sua veste di Presidente dell’Ordine) siano ispirate al principio di tutela della categoria professionale nel suo complesso? E che non siano, invece, influenzate da interessi legati alla sua posizione lavorativa (o alle sue aspettative di carriera)? O da particolarismi legati alla situazione contingente? Che succede se le decisioni in questione si ripercuotono sul singolo infermiere, vittima di abusi o di atti illegittimi? Di certo, non può rivolgersi al proprio Ordine professionale (a cui, però, è obbligato a versare la quota annuale), perché la stessa persona responsabile dell’abuso siede, al contempo, ai vertici dell’Ordine.
Pensiamo ad un caso concreto: se l’infermiere entra in conflitto con il suo coordinatore o addirittura è vittima di atti di mobbing da parte dello stesso e vuole segnalarlo al proprio Ordine, come si deve comportare, se il Presidente dell’Ordine è anche il suo direttore infermieristico? Chi deve tutelare l’infermiere? Eppure, lo Stato delega all’Ordine professionale la funzione, a livello nazionale, di tutela e rappresentanza della professione infermieristica, nell’interesse degli iscritti e dei cittadini fruitori dei servizi sanitari e infermieristici: l’appartenenza all’Ordine certifica, infatti, il possesso, da parte degli infermieri, di specifiche competenze tecniche e professionali. E allora come è possibile che si creino conflitti di interesse?
Il 22 ottobre 2014, l’ANAC (l’Autorità Nazionale Anticorruzione) ha emanato la delibera n. 145/2014, che estende agli Ordini professionali le norme introdotte dalla Legge 6 novembre 2012, n. 190 (la cosiddetta “Legge Severino“) e le regole sulla trasparenza (decreto legislativo 33/2013). Per inciso, il referendum che si terrà il 12 giugno prossimo prevede proprio l’abolizione della Legge Severino. Sulla base della delibera dell’ANAC, gli Ordini professionali sono considerati “organi di indirizzo politico“: come tali, gli Ordini sono tenuti a conformarsi alle norme sulla trasparenza e sui vincoli agli incarichi.
Del resto, la stessa Corte di Cassazione si era espressa nello stesso senso, chiarendo che gli Ordini professionali sono «enti pubblici non economici ed operano sotto la vigilanza dello Stato per scopi di carattere generale». Viene, così, respinta la teoria che relegava gli Ordini alla categoria degli “enti associativi” (esclusi dal campo di applicazione della Legge Severino). La delibera dell’ANAC prevede, in sostanza, il divieto di assegnare ruoli dirigenziali negli Ordini a chi già ricopre o ha ricoperto altre cariche amministrative o politiche.
Detto questo, quindi, tutto risolto? Si può dire che i dirigenti infermieristici sono incompatibili con incarichi nell’Ordine professionale? Non proprio. In realtà, il Decreto Legislativo 39/2013 prevede che l’incompatibilità colpisca solo le figure di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo delle aziende sanitarie. Tutte le altre figure che operano nell’ambiente sanitario (diverse dal direttore generale, dal direttore sanitario e dal direttore 2 amministrativo) sono libere di assumere incarichi negli Ordini professionali: per queste figure (incluso il coordinatore infermieristico), il regime di incompatibilità non esiste.
Ciò significa che, al di fuori delle tre citate figure (che rappresentano una piccola minoranza nel panorama delle professioni sanitarie!), non esiste alcuna incompatibilità tra dirigente sanitario e membro o addirittura presidente di un ordine professionale? Quali sono le conseguenze?
Innanzitutto, un dirigente infermieristico può assumere una carica apicale in ambito ordinistico e prendere, così, decisioni in conflitto di interessi (cioè condizionate dai suoi rapporti quotidiani con colleghi, collaboratori e sottoposti): all’opposto essere membro di un Ordine professionale presuppone una posizione di assoluta terzietà e l’obbligo di agire nell’esclusivo interesse della categoria professionale nel suo complesso (esclusa, quindi, qualsiasi interferenza con i rapporti quotidiani nella struttura ospedaliera di appartenenza). Si tratta di una situazione inaccettabile, a cui pensiamo debba essere posto rimedio subito.
È frustrante che nessuno, finora, si sia posto il problema di come gestire i conflitti di interesse all’interno dell’Ordine professionale: senza un intervento deciso, gli interessi della categoria continueranno ad essere minacciati da situazioni opache, di cui il singolo infermiere (non sapendo a chi rivolgersi) rimane vittima. Certo, l’Ordine professionale, di per sé, non ha le competenze, né i poteri per approvare norme efficaci a combattere il fenomeno: il compito spetta, piuttosto, al legislatore nazionale.
Ecco perché il movimento “Orgogliosamente Infermieri” intende sottoporre ad interrogazione parlamentare il quesito sui conflitti di interesse, proponendo soluzioni che rendano finalmente chiaro il principio di incompatibilità tra dirigente infermieristico e Presidente dell’Ordine professionale. L’Ordine professionale deve farsi portabandiera di questa proposta e spingere con decisione il Parlamento nella direzione giusta. Deve farlo adesso: il rinnovo della presidenza dell’Ordine è l’occasione per alzare l’attenzione di tutti sul mondo infermieristico. Solo così i singoli infermieri potranno avere la speranza di far sentire la propria voce. Se si perderà anche questa occasione, gli infermieri, i nostri colleghi, potrebbero non averne un’altra.
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