“Restano al SSN poco più di 250 milioni da utilizzare per le proprie strutture, soldi destinati, sembra, all’aumento dei “premi” per medici e infermieri che acconsentono di lavorare di più! Ma lo sa il Governo che se non si fanno assunzioni il personale esistente già lavora di più?”
Egregio Direttore,
le chiedo un po’ di spazio sul suo giornale per chiarirmi e cercare di chiarire quanto sta succedendo al nostro Sistema Sanitario Nazionale pubblico. La parola pubblico mi corre l’obbligo di usarla, perché sembra che qui ci stiamo dimenticando che il SSN italiano è stato per lunghi anni tra i migliori, se non il miglior Sistema sanitario a livello mondiale. E perché lo era, forse perché garantiva, ai sensi della Costituzione, un livello di salute inteso come lo intende l’OMS in senso totalitario. Cioè per tutti i cittadini in quanto tali.
E ora? Beh lo vediamo, un migrante che non voglia essere rinchiuso deve pagare 5000 euro e se vuole anche essere “curato” ne deve altri 2000, ma se avesse tutti questi soldi forse se ne sarebbe rimasto a casa e non avrebbe rischiato la vita “per non morire di fame o di guerra”! Dice il Governo, mai stanziati così tanti soldi per la sanità. A spanne sembrerebbe anche vero, ma analizziamo questi soldi in più per cosa sono stati decisi. E qui la grande bugia! Leggo sul suo giornale il 16 u.s.: Meloni: “Per la sanità 3mld in più per abbattere liste d’attesa” e come? Incentivando la formazione dei prescrittori per superare il problema della inappropriatezza prescrittiva?
Non sembra. Forse adeguando e organizzando il territorio per “alleggerire” le grandi strutture dalle prestazioni di livello medio basso? Ma se il rimaneggiamento dei fondi del PNRR che in parte a questo serviva ha fatto ridurre le strutture territoriali previste di quasi due terzi, allora neanche a questo serviranno questi tre miliardi “in più”. Dice ancora la Meloni: “Abbattimento delle liste d’attesa è una priorità che intendiamo perseguire con … rinnovo del contratto comparto (2,3 mld)” Ah, ma questi due virgola 3 miliardi non erano ricompresi nei sette miliardi che il Governo ha stanziato per i rinnovi dei contratti dei dipendenti della PA? Quindi sarebbero comunque arrivati, infatti sfido qualunque datore di lavoro a firmare un rinnovo contrattuale senza aver prima controllato di avere le risorse per far fronte agli eventuali aumenti salariali. Perciò questi due virgola 3 miliardi non vanno considerati in più per la sanità, ma come risorse impiegate per un giusto e sacrosanto rinnovo contrattuale che era fermo da parecchi anni. Infatti si parla di (cito dal sito del Ministero della Pubblica Amministrazione) “conclusione della tornata contrattuale 2019-2021…con lo sguardo rivolto al passato, per riconoscere al personale sanitario quanto fatto nei difficili anni della pandemia…”. Quindi che liste d’attesa, qui si parla di un riconoscimento di “…quanto fatto…”, non di quanto previsto per ridurre le liste d’attesa.
Ci mancherebbe pure che un sudato e ritardato rinnovo contrattuale non riconoscesse i giusti diritti dei lavoratori della sanità. Quindi questi due miliardi e trecento milioni non contano affatto come incremento dello stanziamento per la sanità, ma, alla stregua degli altri cinque previsti per i rinnovi contrattuali di tutto il settore della PA, come uno giusto stanziamento che lo Stato come imprenditore fa per i propri dipendenti, indipendentemente dagli scopi sanitari. Beh ne resta uno di miliardo, anzi settecento milioni per l’abbattimento delle liste d’attesa (che poi sarebbe più giusto chiamare tempi d’attesa, infatti le liste si creano per prolungati tempi di esecuzione delle prestazioni). Bene, ma oltre 300 milioni sembrano destinati alle strutture private! E qui è che casca l’asino, se mi si consente l’affermazione.
Il ricorso al privato accreditato è infatti una misura controproducente per molti fattori. Primo fra tutti la discrezionalità dei gestori privati di offrire prestazioni “convenienti”, cioè quelle di scarso impegno e di elevata remunerazione. Infatti non risulta essere mai stato attuato il sistema di accreditamento previsto fin dal 1992 dal D.lgs. 502. Il sistema prevedeva che le ASL contrattualizzassero con i fornitori privati accreditati le prestazioni di cui avevano bisogno, invece si è lasciato ai suddetti fornitori la discrezionalità di offrire prestazioni “convenienti”, lasciando la fase contrattuale allo stabilimento di un “tetto” economico di rimborso, quale che fosse la prestazione. Il grande fallimento dell’accreditamento. Questo significa che il privato, con motivazioni ed esigenze diverse da quelle del SSN prospera pagato dalle risorse pubbliche. Risorse che dovrebbero e potrebbero essere impiegate diversamente e con motivazioni rivolte al pubblico anziché al profitto dei privati.
Restano quindi al SSN poco più di 250 milioni da utilizzare per le proprie strutture, soldi destinati, sembra, all’aumento dei “premi” per medici e infermieri che acconsentono di lavorare di più! Ma lo sa il Governo che se non si fanno assunzioni il personale esistente già lavora di più? Lo sa il Governo che c’è una forte caduta di nuove iscrizione ai corsi di laurea in sanità, particolarmente infermieri? Lo sa il Governo che c’è un travaso anomalo di personale della sanità dal pubblico al privato proprio per la scellerata scelta di finanziare i privati con soldi pubblici?
Ecco quindi svelato il falso aumento di finanziamenti alla sanità pubblica, tralasciando considerazioni sugli aumenti dei costi di tutti i tipi che di fatto limano i presunti aumenti di finanziamento e tralasciando le considerazioni dell’impatto percentuale del finanziamento sul PIL che si avvia ad essere poco più del 6%, rispetto al 7.1 della media europea e dell’oltre 10 della Germania.