di Luciano Cifaldi, Segretario Generale Cisl Medici Lazio e componente Esecutivo nazionale
Gentile Direttore,
l’affermazione che i medici ospedalieri facciano turni “massacranti” rappresenta un dato di fatto e non è una semplice nenia derivante dalla necessità per la nostra categoria di rioccupare il centro del palcoscenico ritrovando almeno un ruolo da comprimario visto che la moderna sceneggiatura della sanità nazionale prevede una ridistribuzione di competenze secondo un copione che, ammettiamolo, può destare almeno qualche perplessità. Secondo gli articoli 4 e 7 del D. Lgs n. 66/2003 non si può lavorare per più di 48 ore a settimana, straordinari compresi, ed ogni lavoratore ha diritto a 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore.
Se tutto ciò fosse rispettato, ci troveremmo di fronte ad una forma di tutela del personale medico e sanitario tra le più avanzate nei Paesi occidentali. Purtroppo così non è, e l’eccessivo prolungamento delle attività lavorative è divenuto abitudine al punto da sembrare una cosa normale ed in quanto tale essere stata per troppo tempo registrata non certo tra le priorità delle istituzioni. È pur vero che neanche la fenomenologia aggressiva verso i medici e gli operatori sanitari ha smosso più di tanto i neuroni degli eletti dal popolo. Prova ne sia che solo dopo una lunga ed estenuante campagna mediatica e solo dopo il significativo incremento numerico degli episodi e l’aggravarsi della tipologia degli stessi si è finalmente giunti, forse, alla discussione alla Camera dello specifico Ddl. Ora che ci sia o meno la qualifica di pubblico ufficiale è argomento che personalmente ritengo secondario rispetto alla auspicata procedibilità di ufficio ed all’inasprimento delle pene per chi commette aggressioni ai danni di medici, infermieri e del personale in servizio. Altrettanto importante a mio giudizio è l’obbligo di costituirsi parte civile che viene dettato alle ASL ed alle Aziende sanitarie e questa è stata una delle richieste specifiche della Cisl Medici.
Ma volendo tornare alla normativa relativa ai riposi giornalieri e alla durata massima dell’orario di lavoro anche notturno sappiamo bene che nella realtà quotidiana, per le motivazioni più varie a cominciare dalla carenza di organico e dal blocco del turnover, abbiamo assistito nel tempo ad un fiorire di deroghe al punto che la legge è stata quasi disapplicata pur essendo in vigore e pur essendo nata con le migliori intenzioni di tutelare il professionista sanitario e i pazienti. E sono proprio i pazienti che hanno il pieno diritto di essere curati non solo da medici aggiornati e preparati clinicamente ma che soprattutto non devono essere stanchi perché una disattenzione ed un errore possono avere effetti devastanti per la sicurezza dei pazienti.
Riposi compensativi, pronta disponibilità, numero mensile di turni di guardia, sono tutti argomenti che sono attenzionati dalla Cisl Medici perché la categoria medica non deve ulteriormente farsi carico della non corretta applicazione della legge e delle conseguenti problematiche.
Non si può giocare con la pelle dei cittadini e lo spettro dei piani di rientro non può continuare ad essere anteposto ogni volta che si chiede alle Regioni di mettere mano al portafoglio ed assumere il personale necessario a far vivere il nostro servizio sanitario pubblico garantendo l’universalismo delle cure.
Luciano Cifaldi, Segretario Generale Cisl Medici Lazio e componente Esecutivo nazionale
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