Contributi e Opinioni 19 Luglio 2016 16:20

OMCeO Milano e quelle visite “sospese” alla napoletana…

«A Napoli, è usanza che l’avventore, al bar, paghi due caffè: uno lo beve e il secondo lo lascia offerto (“sospeso”) a chi è meno fortunato e non può permetterselo. Chi è bisognoso entra in un bar e chiede se c’è un caffè sospeso e se gli viene risposto di sì, se lo trova pagato. […]

«A Napoli, è usanza che l’avventore, al bar, paghi due caffè: uno lo beve e il secondo lo lascia offerto (“sospeso”) a chi è meno fortunato e non può permetterselo. Chi è bisognoso entra in un bar e chiede se c’è un caffè sospeso e se gli viene risposto di sì, se lo trova pagato. Dopo i caffè ci si è messo un famoso chef stellato: in una serie di ristoranti si paga il conto e si lasciano offerte che la Caritas trasforma in ticket da 10 euro per chi ha fame» scrive sul suo sito l’OMCeO di Milano.

«Ora si è inaugurata a Milano, la visita medica “sospesa”, destinata a chi non può pagarsi lo specialista o gli esami o le cure prescritte. L’iniziativa nasce grazie ad un centro medico privato che collabora con una onlus e con altre associazioni di volontariato, ma il fenomeno è notevole sotto diversi punti di vista. Innanzi tutto dal punto di vista del costume, perché è certamente una cosa buona e da ricordare che una bella tradizione come quella partenopea venga ribaltata alle nostre latitudini su chi ha bisogno di diagnosi e cure mediche e non se le possa permettere. Inoltre, la vicenda pare significativa dei tempi che stiamo vivendo e delle mutazioni che sta compiendo il nostro sistema sanitario. A questo proposito, ricorderete come si siano già affrontate da queste colonne le problematiche aperte dal recente decreto Lorenzin, detto “dell’appropriatezza”. Sapete che, per questo Ordine, il Decreto non ha nulla a che fare con l’appropriatezza prescrittiva, tanto che ne abbiamo chiesto l’annullamento da parte della Magistratura Amministrativa, seguiti dagli Ordini di Bologna e di Savona» continua l’Ordine meneghino.

«Ebbene, proprio la settimana in cui il decreto uscì in Gazzetta, comparvero, nel centro di Milano, alcuni enormi cartelloni pubblicitari di una assicurazione sanitaria privata. Sarà stato sicuramente un caso, ma siamo stati facili profeti nel prevedere che, d’ora in poi, le famiglie italiane avrebbero dovuto mettere a budget una certa quota di denari per curarsi. Cosa del tutto nuova e sorprendente, dopo più di trent’anni dall’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale di stampo universalistico e di tipo “Beveridge”! E dopo una facile previsione, ecco la logica conseguenza: d’ora in poi, come cittadini, dovremo guardare di più al privato come fornitore di servizi in campo sanitario. Inoltre, come Medici, dovremo considerare il privato sempre di più come nostro datore di lavoro. Tuttavia, le considerazioni che la “visita sospesa” evoca non sono solo positive o di costume. Il Decreto Lorenzin è uscito in Gazzetta il 20 gennaio ed è entrato in vigore il 4 febbraio. Un articolo di stampa citava la “visita sospesa” in marzo e una domenica di maggio una giornalista televisiva (di solito nota come castigamatti di tutti quelli di cui si occupa nei suoi servizi) ha mostrato la struttura in questione come fulgido esempio da seguire in quanto, ai felici cittadini/pazienti, vengono offerte prestazioni specialistiche al di fuori del sistema sanitario nazionale, in tempi molto brevi e a basso costo. Intendiamoci bene: non contestiamo nulla al centro in questione, che di certo fa bene il proprio lavoro e senz’altro fa correttamente business in campo sanitario».

«Tuttavia, è curiosa la coincidenza temporale di ciò che è successo e, al di là della vicenda specifica, si rimane basiti dal fatto che nessuno si ponga la domanda fatidica: come mai si riescono a tenere i costi bassi e i tempi di attesa ridotti? Eppure, a mero titolo di esempio, se un venditore ci proponesse l’acquisto di un orologio di marca a poco prezzo, subito sospetteremmo la fregatura. Perché nessuno almeno si pone il problema che i Medici e gli Odontoiatri possano forse essere pagati troppo poco? Oppure che ci possano essere imprenditori che fanno un buon marketing di facciata ma, per contenere i costi, possano costringere i professionisti sanitari a lavorare molto in troppo poco tempo, magari anche a discapito della qualità della prestazione erogata? Insomma, in questa nuova Italia in cui sta entrando prepotentemente il privato in Sanità, l’invito a tutti i cittadini è di diventare consumatori accorti e di non lasciarsi convincere troppo facilmente. L’invito che invece va fatto ai Medici e agli Odontoiatri è di mantenere ad ogni costo il livello professionale alto, anche se il prezzo da pagare è quello di andarsene a lavorare da un’altra parte. Gli Ordini devono e dovranno vigilare ancora più diligentemente. Noi già lo facciamo!» conclude l’OMCeO di Milano.

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