La referente della FNO TSRM e PSTRP per le relazioni con la cittadinanza e la promozione dei valori dell’Ordine sottolinea: «Crediamo in uno Stato che faccia giustizia da un lato, ma che sia al contempo espressione di quella necessità di rinnovamento e di vero cambiamento che si è accesa in ogni professionista della sanità, ma anche in ogni persona di buona volontà»
Pubblichiamo le riflessioni dell’avvocato Laila Perciballi, referente della Federazione degli Ordini TSRM e PSTRP per le relazioni con la cittadinanza e la promozione dei valori dell’Ordine, sulle celebrazioni per il 25 aprile:
«Oggi, 25 Aprile 2020, giorno della memoria, ai tempi della pandemia dobbiamo prendere atto della sconfitta della nostra società dato che i nostri genitori, padri dei nostri figli e, bambini ai tempi della liberazione dalla guerra, sono finiti tristi e soli sottoterra. È purtroppo un sentire comune che tutte queste morti non sono dovute solo alla calamità ma soprattutto alle inefficienze ed ai tagli della sanità. I diritti inalienabili dell’uomo espressi dalla Costituzione Italiana, entrata in vigore nel 1948, che si è potuta avere grazie alla liberazione dal nazifascismo, devono ritrovare effettività. Se tutto questo è accaduto, se professionisti sanitari, anziani, e persone di ogni età sono morte significa che le parole ‘universalità, uguaglianza e solidarietà non hanno un vero contenuto all’interno di questa nostra società.
Il nostro SSN (così come il Codice Etico che stiamo costruendo con la Federazione nazionale delle 19 Professioni sanitarie, la Fno Tsrm Pstrp) deve essere un laboratorio permanente e, come tale, deve avere le risorse umane, professionali, strumentali, strutturali, territoriali, sociali e, in ultimo ma non per importanza, economiche per le sfide che la società, di volta in volta, impone di affrontare. Quindi, come abbiamo più volte chiesto attraverso missive inviate a tutte le istituzioni ed a tutte le Federazioni amiche della salute, siamo in attesa del tavolo di confronto per costituire il Fondo di responsabilità (e non solo di solidarietà) per tutte le famiglie delle vittime delle professioni sanitarie, ma anche della cittadinanza che devono avere ristoro attraverso agevoli procedure di conciliazione. Le responsabilità personali che, ove vi siano, certamente vanno individuate e punite, devono essere accertate con processi portati avanti d’ufficio, senza aggravare i familiari delle vittime anche dei costi e del penoso lungo cammino della macchina giudiziaria.
Uno Stato che faccia giustizia da un lato, ma che sia al contempo espressione di quella necessità di rinnovamento e di vero cambiamento che si è accesa in ogni professionista della sanità, ma anche in ogni persona di buona volontà.
In questo insolito 25 Aprile, in questo mondo trasformato dalla paura ed isolato nelle proprie case dal virus, è forte, come più volte espresso dal Presidente Alessandro Beux, la “necessità di un cambiamento vero, sostanziale, non dettato dall’emergenza e dalla paura” perché, se diamo davvero valore alla memoria, allora passata la pandemia, come ha affermato il tesoriere Teresa Calandra, “nulla sarà come prima” ed il mondo di ieri dovrà cedere il passo a quello che si tentò di costruire con la Resistenza 75 anni or sono. E, quindi, si chiede alle Istituzioni “di disegnare insieme le nuove rotte” del camminare solidalmente con le persone, con i professionisti sanitari, con la società nel rispetto dei diritti inviolabili della persona scritti nella nostra Costituzione, frutto della Liberazione».