Contributi e Opinioni 23 Novembre 2021 17:09

Maculopatie, dopo la pronuncia dell’Ema, Cittadinanzattiva chiede modifiche urgenti alla nota 98

Cittadinanzattiva, Comitato Macula e Goal (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi) tornano a chiedere le modifiche all’AIFA

Lo scorso 12 novembre l’Ema ha respinto la richiesta di commercializzazione del principio attivo bevacizumab per uso oftalmico per il trattamento della degenerazione maculare correlata all’età. Alla base della decisione la mancanza di specifici studi che attestassero sicurezza ed efficacia dell’anticorpo per l’uso oftalmico.

«Questa decisione ci spinge a riportare con forza all’attenzione del Ministero della Salute e di AIFA la necessità di rivisitare la nota AIFA 98 per quanto riguarda i farmaci da utilizzare per la cura delle maculopatie e la sede idonea per il trattamento terapeutico» commentano le organizzazioni Cittadinanzattiva, Comitato Macula e Goal (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi) che, nei mesi scorsi, erano intervenute più volte con richieste specifiche affinché l’Aifa modificasse la nota 98.

La nota, sostanzialmente, introduce il concetto di sovrapponibilità terapeutica tra farmaci anti-VEGF, limitando le responsabilità del medico che prescrive bevacizumab off-label e suggerendo nei fatti l’impiego di farmaci meno costosi.

«È quanto mai auspicabile una soluzione omogenea a livello europeo che anche per il trattamento delle maculopatie sia in linea con il programma UE per la salute-EU4 Health. In uno scenario di grande difficoltà per i pazienti maculopatici ad intraprendere un percorso di cura adeguato e personalizzato, aggravato ancora di più dalla pandemia, chiediamo che le nostre istanze siano accolte a partire dalla modifica della nota 98 dell’Aifa. Abbiamo creato un’alleanza tra noi – concludono – con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti maculopatici, affinché questi ultimi possano, su tutto il territorio nazionale, accedere alle terapie secondo i criteri dell’appropriatezza, della personalizzazione e della continuità delle cure e non secondo il criterio del prezzo più basso del farmaco».

 

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