di Antonello Pietrangelo (Presidente nazionale SIMI), Francesco Pugliese (Presidente nazionale SIMEU) e Raffaele Antonelli Incalzi (Presidente nazionale SIGG)
Le Società Italiane di Medicina Interna (SIMI), di Medicina d’Emergenza-Urgenza (SIMEU), di Geriatria e Gerontologia (SIGG) rilevano che una delibera della giunta regionale del Veneto 1746/2019, licenziata a metà Agosto, propone di porre rimedio alla carenza di 500 medici specialisti nei dipartimenti di emergenza e urgenza e nei reparti e servizi dell’area internistica e geriatrica mediante un percorso formativo dedicato a laureati non specialisti consistente in 92 ore di lezione teorica e due mesi di frequenza pratica propedeutici al conseguimento di una “certificazione di competenza nell’area internistica. Invece “Il diploma di specializzazione è sempre richiesto per le specialità di Anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore, Medicina nucleare, Radiodiagnostica, Radioterapia e Neuroradiologia”.
Se da un lato si prende atto della fattiva volontà della Regione Veneto, in mancanza di risposte convincenti da parte delle Istituzioni nazionali, di affrontare la grave situazione della carenza di medici, e ci si compiace dell’implicito riconoscimento dell’assoluta necessità di reclutare soprattutto specialisti internisti, geriatri e urgentisti, si sottolinea la palese mispercezione del fabbisogno formativo e del patrimonio culturale e prassico di uno specialista di area medica. Affrontare casi complessi, in urgenza e non, implica lo sviluppo di una esperienza e di un percorso logico-deduttivo ben strutturato che non possono certo essere il frutto di 92 ore di lezione e due mesi di tirocinio! Si esporrebbero medici non specialisti al rischio di errore e conseguente contenzioso e i malati a ovvi rischi per la loro salute; le tariffe assicurative per questi pseudospecialisti lieviterebbero a dismisura; si creerebbe una condizione di precarietà a tutto vantaggio delle finanze regionali. A ciò si aggiunga che il miraggio del pronto impiego potrebbe distogliere neolaureati dall’intraprendere il percorso di formazione specialistica, così determinando in prospettiva un impoverimento del patrimonio umano e professionale del SSN.
Tralasciando i profili di illegalità di una simile delibera, palesemente in contrasto anche con la legislazione di riferimento europeo, si giungerebbe così alla coesistenza di specialisti e pseudospecialisti, si moltiplicherebbero errori medici e conseguenze umane ed economiche dei medesimi, si arrecherebbe globalmente un danno economico al SSN oltre a screditarne notevolmente l’immagine. Ma, di più, si violerebbe la Costituzione che tutela il diritto alla salute come universale: sarebbe invece preservato in modo casuale in rapporto a chi dispenserà l’assistenza medica.
Più in generale, la delibera preoccupa particolarmente in quanto esprime una visione semplicistica e pseudologica dei problemi sanitari, avvilendo la formazione specialistica dell’area medica, sostanzialmente negandone la necessità, quasi che si trattasse di una “pretesa accademica” e non del percorso riconosciuto in tutto il mondo civile come l’unico in grado di garantire l’operatività di un, internista, geriatra o urgentista.
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A tutela della logica e del buon senso prima ancora che delle disposizioni legislative e della Didattica universitaria post laurea, le nostre Società si impegnano in solido a contrastare questa e qualunque altra iniziativa volta a svilire e, sostanzialmente, negare il percorso formativo specialistico di area medica, a tal fine ricorrendo ad ogni mezzo ritenuto opportuno. Contestualmente esprimono la più ampia disponibilità ad affrontare in tutte le sedi il problema della carenza di specialisti in Medicina Interna, Medicina d’Urgenza e Geriatria e Gerontologia, sempre conciliando la qualità e specificità della preparazione specialistica con possibili varianti dell’iter formativo nell’alveo del quadro normativo europeo e italiano. In quest’ottica, auspicano che