«Il ministro Grillo conosce i nodi della sanità’ e voglio ringraziarla per l’attenzione che ha posto sul tema specializzandi e sul nostro progetto degli Ospedale-Scuola. Il tema centrale è la formazione e non c’è dubbio che se alle buone intenzioni non seguiranno i fatti i chirurghi italiani valuteranno l’uscita dalle reti formative nazionali». Lo ha […]
«Il ministro Grillo conosce i nodi della sanità’ e voglio ringraziarla per l’attenzione che ha posto sul tema specializzandi e sul nostro progetto degli Ospedale-Scuola. Il tema centrale è la formazione e non c’è dubbio che se alle buone intenzioni non seguiranno i fatti i chirurghi italiani valuteranno l’uscita dalle reti formative nazionali». Lo ha detto il presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani, Pierluigi Marini nel corso del suo intervento alle giornate del Patto della Salute promosse dal ministro Giulia Grillo.
«La chirurgia italiana vive un momento difficile, a causa di problemi ben noti: riduzione di posti-letto, carenza di personale, blocco del turn-over, insufficienza di nuove e moderne strutture ospedaliere, fuga dalle specializzazioni chirurgiche. E potremmo continuare con altri elementi che mettono a rischio la sostenibilità del sistema, ma gli annunci e le buone intenzioni non bastano, almeno non più».
«Il numero dei chirurghi si sta sempre più velocemente assottigliando da un lato perché l’Italia detiene il triste record europeo della maggiore età media, su 6.500 chirurghi il 55% ha una età compresa tra i 50 ed i 59 anni, e dall’altro perché la specialità risulta sempre meno attrattiva».
«La carenza di vocazioni – ha spiegato Marini – verso le branche chirurgiche, con contratti di formazione assegnati solo all’ottavo scaglione 2018, evidenziano sempre di più le difficoltà di specialità chirurgiche che al primo scaglione erano state assegnate in percentuali tra il 15 ed il 30% (chirurgia toracica il 15,1%, chirurgia generale il 31% chirurgia vascolare il 34,4%)».
“Esiste un problema sulla formazione. I percorsi formativi – ha spiegato Marini – in Italia sono giudicati incongrui da più del 70% degli specializzandi e non più adeguati ai tempi: troppa teoria e poca pratica con l’85% di essi che al termine del percorso formativo non si sente in grado di affrontare un intervento senza tutor. Se a questo si aggiunge la successiva difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro la scelta dell’estero diventa l’unica alternativa valida per formarsi ed esercitare la loro professione con una retribuzione addirittura migliore».
«Con il progresso della tecnologia, la professione del chirurgo – ha proseguito il presidente di Acoi – è molto cambiata, per questo, seguendo l’esempio del piano governativo effettuato in United Kingdom, Acoi ha iniziato a formare alla tecnica laparoscopica, chirurghi di strutture decentrate con alti volumi di neoplasie del colon, ma basse percentuali di chirurgia laparoscopica, tecnica oramai riconosciuta come gold standard per questa patologia nel mondo, ma in Italia ancora ferma ad una media inferiore al 3o%».
«Dopo soli sei mesi di attività, negli ospedali dei 18 discenti, sono particolarmente fiero di affermare – ha concluso Marini – che sono stati registrati incrementi di flusso in alcuni casi del 42% ed un aumento della tecnica laparoscopica in media del 3%».