Per l’ex deputato pentastellato altra priorità è quella di «rivedere la rete dell’emergenza-urgenza con una organizzazione che permette al cittadino di tutto il territorio nazionale di godere degli stessi diritti e ed assistenza»
«Con il giuramento dei Ministri materialmente parte l’azione di Governo del centro-destra guidato dall’On. Meloni. Il percorso sarà irto di difficoltà che si spera, da cittadini italiani, possano essere affrontati e se possibile risolti. In campo sanitario il nuovo Ministro alla Salute il prof. Schillaci, medico e già Rettore della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Tor Vergata, e il Ministro dell’Università On. Bernini avrebbero non pochi argomenti su cui definire il campo d’azione». Lo scrive in una nota Massimo Misiti, Segretario del Collegio Chirurghi.
«Fermamente convinto che l’argomento sanità non abbia bandiere di partito, oltre che augurare buon lavoro ai nuovi Ministri penso possa essere utile un ricordo di alcune problematiche che attendono ancora soluzioni».
«La prima è il censimento e la definizione del fabbisogno dei medici nei vari ambiti con copertura dei ruoli vacanti e/o necessari al buon funzionamento dei reparti e dei servizi, di conseguenza risulta impensabile avere il giusto numero di medici e personale sanitario, e per aver questo è necessario partire dalla formazione universitaria e dai corsi di specializzazione che non devono essere a numero chiuso».
«I medici ed il personale sanitario sono da anni in attesa dei decreti attuativi della Legge Gelli-Bianco che va rivista, migliorata e resa meno dipendente dalle compagnie assicurative, le quali facendo cartello stanno alimentando un sommerso legato alla medicina difensiva che costa 10 miliardi di euro all’anno e che sta allontanando i giovani medici dalle specialità chirurgiche e dal percorso dell’emergenza-urgenza».
«Specializzazione, quella legata alle emergenze, che da anni non vede la copertura completa dei posti messi a bando. È necessario, nonché fondamentale, rivedere la rete dell’emergenza-urgenza con una organizzazione che permette al cittadino di tutto il territorio nazionale di godere degli stessi diritti e ed assistenza ed in tale percorso devono essere incluse le strutture appartenenti alla rete dei privati convenzionati con il sistema nazionale sanitario. Vanno ridefinite le strutture sanitarie ed il loro ruolo sul territorio, non si possono creare strutture, scatole vuote, che non abbiano personale sufficiente a soddisfare le necessità dei cittadini, e ciò per compiacere i percorsi della vecchia politica, con un ospedale per ogni campanile».
«La sanità e le prestazioni non devono essere solo un conteggio economico basato sul guadagno ottenuto dalla prestazione stessa. Bisogna dare il giusto peso all’atto medico e sanitario non ancora definiti, ed aggiornare i DRG che sono fermi da 11 anni nonostante lo sforzo di poche persone meritevoli. Va rivista la rete degli screening oncologici e delle patologie materno-infantili, senza dimenticare il PEIMAF che è obbligatorio da anni ma ancora non tutti gli ospedali ne sono ancora forniti. Queste sono alcune delle problematiche, necessità, che si spera possano trovare soluzione in una sanità priva di bandiere ma ricca di soluzioni per gli italiani».