Tra il 2013 ed il 2016 si sono verificate in Italia 88 morti materne, entro i 42 giorni dall’esito della gravidanza. È questo uno dei primi risultati dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità che ha raccolto i dati regionali resi noti nel corso del convegno “I progetti Iss-Regioni per migliorare l’assistenza alla nascita in Italia: un […]
Tra il 2013 ed il 2016 si sono verificate in Italia 88 morti materne, entro i 42 giorni dall’esito della gravidanza. È questo uno dei primi risultati dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità che ha raccolto i dati regionali resi noti nel corso del convegno “I progetti Iss-Regioni per migliorare l’assistenza alla nascita in Italia: un convegno dedicato”. L’indagine distingue le morti materne in dirette (collegabili allo stato di gravidanza della donna) e indirette che hanno aggravato le condizioni di salute, ma non sono tipiche della gravidanza. Emerge così che la prima causa di morte materna diretta è l’emorragia ostetrica, seguita subito dopo dalla sepsi. Nei casi di morte materna indiretta, la principale causa è stata una patologia cardiaca. Nonostante i tragici eventi delle 88 donne morte nei quattro anni di riferimento, è tuttavia possibile affermare che il nostro sistema sanitario nazionale offre un servizio di qualità quantomeno pari a quello di altri Paesi con sistemi socio-sanitari simili. Ovviamente la sfida sta in quelle morti definite evitabili, è lì infatti che ISS, Ministero e soprattutto i professionisti sanitari ginecologi, ostetriche/i, infermieri, anestesisti vogliono focalizzare la propria attenzione per migliorare l’assistenza alla nascita.
«Il quadro complessivo che emerge dai dati dello studio è buono: ci collochiamo con dignità al pari degli altri Paesi con sistemi socio-sanitari analoghi al nostro ad esempio Francia, Regno Unito, con un rapporto di mortalità materna analogo al loro – afferma la dottoressa Serena Donati, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) -. Però all’interno di questo quadro abbiamo una grande variabilità tra aree geografiche e tra regioni, una penalizzazione del sud rispetto al nord con un rapporto di mortalità materna più alto: muoiono più donne e di complicazioni ostetriche. Con le indagini confidenziali siamo in grado di valutare l’evitabilità dei casi di morte materna e quindi capire dove sono le criticità su cui impegnarci per migliorare».
Una valutazione complessivamente positiva viene fornita anche dalla presidente della Federazione Nazionale dei Colleghi delle Ostetriche, Maria Vicario: «Analizzando i dati CeDAP e quelli del Piano Nazionale Esiti si può affermare che l’assistenza alla nascita in Italia sia di buon livello seppur con una certa variabilità geografica. Al pari degli altri paesi industrializzati, sin dagli anni ’70, in Italia è stato privilegiato un modello clinico-organizzativo basato essenzialmente su prevenzione, controllo e contrasto ai fattori di rischio, anche attraverso un uso a volte eccessivo delle tecnologie».
Evitare alcuni casi di morte in gravidanza è dunque possibile. Uno dei primi interventi da attivare per renderlo possibile è migliorare il lavoro di équipe e dunque la rete tra gli operatori sanitari, ottimizzare la comunicazione e la tempestività di intervento nei casi critici, oltre che mettere in atto la tipologia assistenziale più adeguata al caso.
Il numero di gravidanze fisiologiche che hanno un esito felice continuano a essere la norma. «La mortalità materna è fortunatamente un evento raro – sottolinea la presidente Vicario che continua-, ma sempre drammatico in quanto muore una donna/persona, muore una madre, muore una moglie, quindi, si tratta di un evento che sconvolge l’intera a famiglia. Ciò che nei casi evitabili non può e non deve mancare mai è la competenza dei professionisti che hanno in cura la donna e che devono mantenere alto il livello di performance professionale nelle urgenze/emergenze anche attraverso una formazione continua e permanente».
Un’assistenza di tutti gli operatori sanitari che sia adeguata, specializzata, capace di ascoltare la donna e di coglierne tempestivamente le effettive condizioni di salute per un intervento efficace rimane indispensabile durante la gravidanza e l’evento nascita.