di Vitantonio Perrone – Vice Presidente SIMeVeP
Quello che passa sotto il termine generico di nanotecnologie è da considerare come la vera innovazione del ventunesimo secolo vista la sua interdisciplinarietà (fisica, chimica, biologia, ingegneria, elettronica) e la possibilità di applicarle in molti settori produttivi non ultimo quello agroalimentare.
I nanomateriali rientrano nell’ordine di grandezza del milionesimo di millimetro e tali dimensioni determinano la comparsa di nuove proprietà chimiche e fisiche del tutto differenti da quelle presenti nella stessa materia non nanostrutturata (bulk materials).
Lo sviluppo applicativo dei nanomateriali offre delle opportunità ma al contempo, come per tutte le attività umane, possono configurarsi rischi potenziali associati a specifici aspetti la cui valutazione è ancora da completare vista la grande complessità che richiede approcci del tutto innovativi per quanto concerne le tecniche di laboratorio.
In ambito alimentare lo sviluppo di numerosi nanomateriali ingegnerizzati (enginereed nanomaterials – ENMs) trova impiego principalmente nell’ambito dei materiali per il packaging (food contacts materials – FCMs) in grado di offrire nuove soluzioni per assicurare migliori condizioni durante il trasporto degli alimenti e aumentarne la shelf-life proteggendoli dalle contaminazioni esterne. Altre applicazioni possono agire direttamente sulla struttura dell’alimento, sull’aggiunta di additivi per aumentare la biodisponibilità di componenti nutrizionali o utilizzare nano-sensori per assicurare la tracciabilità dell’alimento o monitorarne le condizioni durante la sua vita commerciale.
Come detto lo sviluppo dell’impiego dei nanomateriali assieme allo studio dei notevoli vantaggi offerti comporta l’approfondimento di tutti quegli aspetti anche etici, politici e normativi collegati al loro possibile impatto ambientale oltre a quello sulla sicurezza alimentare dato che le loro particolari proprietà determinano grosse difficoltà nel prevedere il loro impatto biologico mentre è giocoforza comprenderle appieno per valutarne adeguatamente il rischio associato al loro impiego diffuso. Tanto è vero che gli alimenti che dovessero contenere ingredienti in dimensione “nano” sono assimilati dalla normativa vigente a pieno titolo tra i “novel food” che per la loro commercializzazione nell’UE necessitano di un iter autorizzativo in cui l’operatore alimentare deve dimostrare con studi condotti al riguardo al consumatore europeo la salubrità dell’alimento.