Gentilissimo direttore, sono uno dei circa mille medici fiscali presenti nel territorio ed iscritti nelle liste speciali dell’INPS. Mi rivolgo a Lei per segnalare l’incredibile ed ormai insostenibile condizione che la mia categoria sta vivendo dal 10 marzo, giorno in cui l’INPS con il messaggio Hermes 1061 ha formalizzato la sospensione delle visite mediche di […]
Gentilissimo direttore,
sono uno dei circa mille medici fiscali presenti nel territorio ed iscritti nelle liste speciali dell’INPS.
Mi rivolgo a Lei per segnalare l’incredibile ed ormai insostenibile condizione che la mia categoria sta vivendo dal 10 marzo, giorno in cui l’INPS con il messaggio Hermes 1061 ha formalizzato la sospensione delle visite mediche di controllo domiciliare, privandoci di fatto del nostro lavoro.
Incredibile perché la deontologia medica ci impone un comportamento consono al decoro e alla dignità della nostra professione, dovere etico al quale non abbiamo potuto ottemperare proprio nel momento in cui si rendeva necessario per l’importante crisi sanitaria che ha attanagliato il nostro Paese. Siamo stati infatti costretti alla reclusione domiciliare e all’inoperosità, situazioni mortificanti la nostra dignità umana e professionale.
Insostenibile in quanto il nostro reddito si è azzerato completamente.
Siamo libero professionisti con contratto tacitamente rinnovabile ogni anno e caratterizzato da numerosi vincoli. Tra questi, l’obbligo di fornire mensilmente all’Istituto un prospetto di disponibilità giornaliera ad effettuare gli accertamenti sanitari. È previsto inoltre un numero massimo di giorni di assenza, superato il quale l’Ente può procedere all’interruzione del rapporto contrattuale. Non avendo alcuna notizia in merito alla ripresa della nostro lavoro, non ci è pertanto consentito assumere eventuali altri impegni lavorativi. Non possiamo usufruire dello smart working né degli ammortizzatori sociali previsti per gli altri lavoratori. Soltanto l’ENPAM ha erogato il cosiddetto bonus Covid, oltretutto sottoposto a tassazione, per un periodo massimo di tre mesi, non più rinnovato da fine maggio, né rinnovabile.
Ad oggi, nonostante tutte le attività lavorative siano ripartite pur con molte difficoltà, non ci sono state comunicate la tempistica né le modalità di ripresa del nostro lavoro. Inevase le richieste in merito inoltrate all’INPS e ai Ministri competenti anche da parte delle sigle sindacali di categoria, come se noi medici fiscali fossimo diventati evanescenti come fantasmi.
Iscriviti alla newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato