Gentile Direttore, anche allo scrivente nella sua veste di segretario generale della Cisl Medici Lazio ovvero dell’organizzazione sindacale che più di ogni altra, e lo affermo senza timore di smentita, si è impegnata ai vari livelli istituzionali contro le aggressioni ai medici, è sfuggito un aspetto del fenomeno. Faccio mea culpa. Non c’è nei nostri […]
Gentile Direttore,
anche allo scrivente nella sua veste di segretario generale della Cisl Medici Lazio ovvero dell’organizzazione sindacale che più di ogni altra, e lo affermo senza timore di smentita, si è impegnata ai vari livelli istituzionali contro le aggressioni ai medici, è sfuggito un aspetto del fenomeno. Faccio mea culpa. Non c’è nei nostri confronti solo una aggressione verbale e fisica nelle sedi di pronto soccorso, nei reparti, nelle sedi territoriali. Esiste anche una forma di violenza che potrei definire mediatica e che consiste nel fare sui giornali il nome e cognome del medico che seppur incorso in un gravissimo incidente operatorio dal quale è esitato il decesso del paziente, mantiene il diritto di potere essere giudicato senza che contro di lui si scateni una battaglia mediatica a senso unico.
Chino il capo in segno di doveroso rispetto verso la famiglia del paziente deceduto. Non mi posso però esimere da una doverosa riflessione.
L’errore, quando viene accertato in sede giudiziaria, comporta un corrispettivo economico che sicuramente non mitigherà il dolore della famiglia e non renderà più lieve la sofferenza di chi, in camice bianco o verde da sala operatoria, ha speso una vita al servizio delle persone.
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Non riesco ad immaginare cosa possa passare in queste ore nella testa di un professionista sulla cui serietà e competenza potrebbero alzarsi numerose voci.
Spiace constatare come mettere nome e cognome sui giornali sia un trattamento che troppo spesso non viene riservato neanche agli autori di efferati omicidi, magari adducendo motivi di privacy che assomiglia sempre più spesso ad una fisarmonica che lascia uscire suoni a seconda di come la si apre e la si chiude. Un garantismo a fasi alterne. Sarebbe facile dire che fino a pochi giorni fa venivamo appellati come eroi. Noi medici non siamo eroi, non lo siamo mai stati. Torneremo ad essere martiri anche a causa di quella scarsissima sensibilità umana nei nostri confronti e che qualcuno potrebbe giustificare con il diritto di cronaca.