Carmelo Privitera, Presidente della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica: «Per molti esami diagnostici convenzionali più semplici (che rappresentano il 60% del totale delle esami effettuati) possono essere ancora utilizzati macchinari datati. È inutile avere un aereo supertecnologico se il pilota non è addestrato».
«Gli apparati tecnologici sono importantissimi, ma la differenza la fa la professionalità del medico». È quanto ha dichiarato il Presidente SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica), Professor Carmelo Privitera, a margine dell’incontro tenutosi a Roma “Vetustà ed obsolescenza del parco tecnologico”, promosso dall’Associazione Dossetti, che preme per l’avvio dell’iter della proposta di legge per l’ammodernamento tecnologico del parco apparecchiature di diagnostica per immagini. «Bisogna legare il rinnovamento del parco tecnologico radiologico alla dismissione di ciò che è obsoleto, il cui costo è troppo alto e dunque antieconomico. Una chanche innovativa – precisa in una nota – può essere il noleggio della macchine, di tipo pay per use, perché rende necessario un patto virtuoso tra chi noleggia e chi usufruisce del servizio. Il noleggio e il costo vanno parametrati sulla base del concreto utilizzo. Bisogna legare produttività ad efficacia. Una macchina datata non è detto che non sia più utile. Per molti esami diagnostici convenzionali più semplici (che rappresentano il 60% del totale delle esami effettuati) possono essere ancora utilizzati macchinari datati. La differenza la fa la professionalità del medico. E bisogna avere buon senso. Le macchine nuove vanno allocate dove serve, è inutile avere un aereo supertecnologico se il pilota non è addestrato. Se dovessimo rinnovare tutto il parco tecnologico non basterebbero 5/10 miliardi».
«Sono le prestazioni, anche di base – prosegue la nota -, che devono essere di alto profilo. E i numeri vanno a discapito della qualità. La politica si intesta un concetto: ti do macchine nuove e tu fai più esami, quindi alleggerisci le liste di attesa. Noi diciamo che il recupero dei tempi, grazie alla maggiore efficienza di una macchina, serve al medico radiologo per il giusto tempo di diagnosi. Ma è vietato confondere la macchina con la prestazione. In questo senso l’ottimo è nemico del buono. Le liste di attesa sono diventate argomento politico, ma il mondo politico non si illuda che aumentando la tecnologia, si possa aumentare il numero di prestazioni. Sfrondiamo piuttosto le analisi inutili e dedichiamo il tempo risparmiato al paziente. La qualità radiologica di un reparto è data da un team multidisciplinare, dove ognuno ha un ruolo, a partire dalla macchina. Al paziente diciamo di diffidare dalle “primedonne”, i radiologi lavorano in gruppo, per assicurare un servizio di eccellenza. Va dunque valorizzata la professionalità del radiologo, di cui il paziente deve essere consapevole».
Gli fa eco il Vicesegretario Nazionale dei radiologi FASSID SNR (Sindacato Nazionale Area Radiologica) Stefano Canitano: «Il rinnovamento delle apparecchiature non può non essere correlato a un rinnovamento del pensiero, organizzativo e sanitario. A macchine più performanti deve corrispondere una maggiore quantità di personale adeguatamente formato. Pensare che le migliori performance di una macchina possano sostituire i professionisti è una interpretazione opposta agli effetti reali. E la sostituzione indispensabile della macchine obsolete non ha la funzione di ridurre le liste di attesa con maggiori volumi, riduzione che può essere ottenuta esclusivamente attraverso la gestione della domanda, correttamente comunicata all’utenza. Non è vero che “non si può dare tutto a tutti”, come ama ripetere chi punta a un razionamento o all’ingresso del “terzo pilastro” nel sistema, la sanità cosiddetta integrativa, è sufficiente dare solo quello che serve ma soltanto a quelli a cui serve», conclude.