«Abbiamo un’identità e un ruolo definito. Lavoriamo da subito ai corsi di laurea» sottolinea la presidente del registro Osteopati Italiano
Con la pubblicazione del Decreto del Presidente della Repubblica n. 233 sulla Gazzetta Ufficiale, la legge che riconosce l’osteopatia come professione sanitaria ha messo il primo importante tassello, adottando con decreto il profilo professionale dell’osteopata. Ora ci sono le basi necessarie per la definizione del prossimo percorso di formazione.
«Sono state poste le fondamenta della professione osteopatica in Italia – ha dichiarato Paola Sciomachen, Presidente del ROI. Ora l’osteopata ha una sua identità professionale sancita da un atto formale con il quale lo Stato riconosce il contributo peculiare della nostra disciplina alla salute dei cittadini. Adesso l’auspicio è che venga definito rapidamente il percorso di formazione per completare il processo di definizione della professione».
«A questo punto diventa determinante l’intervento del Ministero dell’Università e della Ricerca che, di concerto con il Ministero della Salute, avrà il compito di definire il piano di studi in osteopatia – ha aggiunto Paola Sciomachen -. Rivolgiamo un appello al Ministro Maria Cristina Messa e al Ministro Roberto Speranza affinché questo nuovo iter possa concludersi rapidamente. Da parte sua il ROI supporterà con ogni sforzo il lavoro delle istituzioni».
Un primo contributo di analisi sull’attuale formazione è stato delineato dalla ricerca presentata a gennaio 2021 e realizzata dal CeRGAS – SDA Bocconi con il contributo incondizionato dal ROI dal titolo “La formazione universitaria in osteopatia: quali riferimenti per il percorso italiano?”. Lo studio evidenzia che la formazione osteopatica internazionale e nazionale è articolata oggi su 4-5 anni a fronte di un piano di studi triennale come previsto dal nostro ordinamento per le professioni sanitarie e fornisce un’utile proposta di riflessione sulle questioni aperte che saranno da affrontare, come i docenti per le materie osteopatiche, il tirocinio clinico, gli approfondimenti su temi specifici quali per esempio la neonatologia, la pediatria, l’otorinolaringoiatria e la geriatria, necessari a garantire le competenze proprie della professione.