Al Virtual International Congress of Parkinson’s Disease and Movement Disorders 2020 si è parlato della gestione dei sintomi del Parkinson nel corso della pandemia di COVID-19
Al Virtual International Congress of Parkinson’s Disease and Movement Disorders 2020 si è svolto il simposio di Zambon intitolato “Sfide nella gestione dei pazienti affetti da Malattia di Parkinson durante la pandemia di COVID-19: quali aspettative?” interamente dedicato all’impatto dell’emergenza sulla vita dei pazienti e dei clinici.
La Malattia di Parkinson è associata a un elevato rischio di complicanze correlate al COVID-19. La maggiore vulnerabilità degli anziani e di coloro che hanno comorbilità insieme alla prevalenza della Malattia di Parkinson con l’avanzare dell’età solleva timori sui rischi potenzialmente più elevati di contrarre il COVID-19 nelle persone affette da questa patologia e altri disturbi del movimento.
La Malattia di Parkinson (MP) è una condizione neurodegenerativa che riguarda le cellule nervose del cervello che controllano il movimento. I sintomi si manifestano gradualmente e progrediscono lentamente. Si tratta di una condizione debilitante, con un forte impatto sulla qualità della vita di chi ne soffre. Attualmente, si stima che riguardi l’1-2% della popolazione di età superiore ai 60 anni, per passare al 3-5% sopra gli 85 anni. L’impatto dell’isolamento durante la pandemia è stato molto forte sui malati di Parkinson e la situazione sta peggiorando. L’inattività, lo stress e la solitudine hanno aggravato il deterioramento e comportato la comparsa di molteplici complicanze, come malattie cardiovascolari, osteoporosi, insonnia, declino cognitivo, depressione e stipsi.
Il Prof. Bastiaan Bloem, Direttore, Radboudumc, Center of Expertise for Parkinson & Movement Disorders, Nijmegen ha affermato: “Si può dire con certezza che si sia aperta una nuova stagione nella gestione dei sintomi della MP durante il COVID-19 che testimonia una significativa accelerazione dei problemi legati a livelli di stress acuto e cronico con un conseguente peggioramento dei sintomi quali tremori, discinesia, congelamento dell’andatura e aumento dell’ansia, anche in pazienti precedentemente stabili. Inoltre, l’impossibilità di praticare attività fisica ha causato casi di solitudine ed estraniamento da chi prestava loro assistenza. È pertanto importante integrare approcci complementari nella terapia farmacologica più tradizionale; un programma di yoga per aumentare la consapevolezza ha dimostrato di poter migliorare le disfunzioni motorie e la mobilità e contribuire a ridurre l’ansia e i sintomi da stress, migliorando così la qualità della vita”.
La validità della telemedicina nel valutare i pazienti affetti da MP è stata ben documentata in molti studi, è una strada percorribile perché la maggior parte degli esami fisici può essere visualizzata2. L’epidemia ha già accelerato l’innovazione e applicazione di tali sistemi (telemedicina) per poter fornire assistenza sanitaria urgente e costante. Sebbene non possa sostituire la consultazione medica, la diagnosi e il percorso terapeutico, la telemedicina può diventare un valido strumento per il follow-up a distanza di pazienti che già dispongono di una diagnosi di MP e di una terapia.
Molti studi hanno dimostrato che i sintomi non motori sono il fattore determinante di una scarsa qualità della vita. Lo spettro dei sintomi non motori è molto ampio, spazia dagli effetti sul cervello con la depressione, l’ansia, il dolore e i disturbi del sonno, a quelli sul cuore con il dolore ortostatico, sull’intestino con la stipsi e sulla pelle con l’eccessiva sudorazione. A ciò si aggiungono anche difficoltà nel linguaggio e nella deglutizione, salivazione eccessiva e problemi respiratori. Questi sintomi hanno un enorme impatto sui pazienti affetti da MP e sulla quotidianità di chi li assiste. Tra marzo e aprile 2020, diversi pazienti che non avevano mostrato oscillazioni motorie/non motorie significative fino a gennaio hanno riferito di soffrire di gravi periodi off, interruzioni del sonno, dolore e persino problemi cardiaci e occlusioni gastrointestinali.
Il Prof. Angelo Antonini Professore di neurologia, Direttore dell’Unità Parkinson e disturbi del movimento del Dipartimento di neuroscienze all’Università di Padova ha dichiarato: “Tutti i sintomi rilevanti individuati sono collegati alla mancanza di mobilità e ciò sottolinea l’importanza di implementare strategie corrette per il controllo della patologia. Inoltre, la qualità della vita, misurata in un gruppo di pazienti prima e dopo il lockdown, è anch’essa significativamente peggiorata durante il periodo di isolamento. Un’altra lezione che abbiamo appreso recentemente è l’importanza di fornire ai nostri pazienti nuovi strumenti per contattare a distanza i neurologi e monitorare le manifestazioni cliniche, mediante i sensori e la telemedicina”.
Ora più che mai è estremamente importante considerare sia la progressione dei sintomi motori/non motori sia la qualità della vita come indicatori di efficacia di una migliore gestione della terapia che potenzialmente può cambiare il decorso della malattia. A causa della complessità della MP, è cruciale elaborare un approccio multidisciplinare che coinvolga tutto lo staff medico a cui sono affidati i pazienti: neurologo, geriatra, psicologo, psichiatra, medico di famiglia, nutrizionista, urologo, assistente sociale e infermieri. Questo può migliorare il rispetto della terapia, l’appropriatezza delle cure e apportare un sollievo psicologico ed emotivo integrato alle persone che convivono con la MP.
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