«Dopo anni di tagli alla sanità, il Lazio riparta mettendo al centro delle scelte i cittadini e i pazienti»
La sanità è migliore se partecipata. Produrre decisioni condivise, infatti, consente di arrivare a soluzioni che rispondono ai bisogni reali dei cittadini con importanti risparmi anche per le risorse pubbliche. Questo vale specialmente per regioni come il Lazio, costrette a fare i conti con anni di severe politiche di razionalizzazione. È quanto emerso nell’evento “Partecipazione in sanità: il ruolo di pazienti e cittadini nel Lazio” realizzato oggi a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato con il contributo non condizionato di Janssen. Si tratta del primo di quattro appuntamenti regionali che puntano a riportare al centro delle scelte in sanità i cittadini ed i pazienti.
Il Lazio è una delle regioni italiane che più sta soffrendo per i pesanti tagli alla sanità. Dopo 8 anni di Piano di rientro oggi mancano all’appello 16 ospedali, il 14% del personale e 3.600 posti letto (ben sotto la media nazionale dei 3 posti letto ogni mille residenti). Tutto questo a fronte di una popolazione di 5,8 milioni di residenti, di cui 380mila con più di 80 anni d’età. Il risultato? Liste di attesa lunghissime e servizi a macchia di leopardo. Con situazioni critiche e paradossali in molte aree del territorio. Come a Ostia, che sta vivendo una vera e propria emergenza nella gestione dei problemi di salute mentale di bambini e giovani. Ci sono genitori costretti a spostarsi a proprie spese e raggiungere altre città per far seguire i propri figli da uno specialista. A Fiumicino la situazione sembra ancora più grave: c’è un unico centro di salute mentale che ha in carico ben 8mila persone, cioè il 10% dei residenti. Un carico pesantissimo per un’unica struttura alla prese anche con grosse carenze di personale. E ancora: nel Lazio ci sono migliaia di pazienti con il Parkinson in attesa di trattamenti fisioterapici, fondamentali per migliorare equilibrio e postura. «In alcune aree del territorio questo servizio non viene offerto», riferisce Laura Horn, responsabile dell’Associazione Azione Parkinson. «E, quando ci sono – continua – i tempi d’attesa sono lunghissimi: una media di 4 mesi per un solo ciclo per poi ritornare al punto di partenza. Ci sono pazienti costretti ad aspettare addirittura un anno o più». Questo significa che ci sono migliaia di persone che non accedono a un servizio considerato essenziale per la prevenzione delle cadute e, di conseguenza, delle fratture. “Con un danno sia per la loro qualità della vita che per le risorse pubbliche», aggiunge Horn.
Eppure, sappiamo che la partecipazione è alla base di una buona politica. Quando il Lazio ha costituito nel 2011 la Commissione di vigilanza sul sistema emodialisi, che coinvolge nel Lazio 5mila pazienti, si sono ottenuti risultati importanti che hanno migliorato la qualità dell’assistenza ai pazienti con insufficienza renale cronica. Almeno fino al 2016, anno in cui la commissione non è più stata ricostituita. “La partecipazione dei cittadini e dei pazienti non deve essere vista come un aggravio economico o burocratico, ma come un elemento imprescindibile per arrivare a decisioni che garantiscano più efficacia ed efficienza», dichiara Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio.
Cittadinanzattiva, dunque, si fa portavoce di questo cambiamento ed elenca una serie di proposte. «La prima è di mettere in opera quanto previsto nel decreto attuativo del Piano Nazionale Cronicità a cominciare dalla convocazione del Gruppo di lavoro regionale di coordinamento e monitoraggio delle attività riguardanti il PNC», dice Rosati. «Poi bisogna rendere noti i componenti, le attività dei gruppi di lavoro e i tavoli tecnici tematici sulle singole patologie – continua – e mettere in atto al più presto tutte le soluzioni organizzative previste nel Piano che possano offrire ai pazienti affetti da patologie croniche le necessarie risposte alle esigenze di cura ed assistenza a cominciare da una profonda e partecipata riorganizzazione dell’offerta assistenziale territoriale e dai PDTA».
La partecipazione promossa da Cittadinanzattiva è quella che risponde a tre requisiti: effettiva, quella in cui i cittadini e i pazienti diventano realmente protagonisti delle scelte; strutturata, cioè inquadrata in un sistema di governance delle politiche sanitarie; strutturale e non legata alle contingenze del periodo o della buona volontà del singolo amministratore.