Solo il 10% della formazione è dedicato alla comunicazione e alle relazioni, gap da colmare. Il tema al centro della terza edizione di HackeRare è la comunicazione intra e multidisciplinare
Solo il 10% della formazione rivolta ai farmacisti ospedalieri è dedicato alla comunicazione e alla relazioni. Lo indica un sondaggio realizzato da H-FAM, i cui risultati hanno ispirato la nuova edizione di HackeRare, l’hackaton sulle malattie rare realizzato da CSL Behring con il contributo scientifico-culturale della SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera). Infatti, quest’anno al centro dell’iniziativa ci sono proprio le parole e le relazione.
I lavori, della durata di una settimana, si svolgeranno online e la sfida su cui si confronteranno i farmacisti ospedalieri, con il supporto di designer e dei mentor SIFO. Spiega Lara Pippo, direttore Market Access and Government Affairs presso CSL Behring: «Come parte della nostra promessa di aiutare chi convive con malattie rare e gravi, CSL Behring si impegna a favorire una maggiore comunicazione tra le parti interessate e responsabilizzare il paziente facendolo sentire supportato. Migliorare la comunicazione è strategico, tanto da essere un principio introdotto da la Carta di Ottawa dell’OMS nel 1986.
Durante un sondaggio realizzato da H-Farm è stato chiesto a un campione di farmacisti ospedalieri quali fossero le aree di maggior interesse per la crescita professionale. Gli aspetti formativi sulle terapie avanzate pesano per il 20% mentre il 40% di quello comunicativo e relazionale la fanno da padrone e un altro 30% la valorizzazione del ruolo, soprattutto nella gestione delle malattie rare. «Questi ultimi due elementi si influenzano anche a vicenda», sottolinea Pippo.
Il 90% dell’impegno formativo del farmacista ospedaliero è allocato sullo sviluppo di conoscenze tecniche e una formazione adeguata sul miglioramento degli aspetti relazionali è percepita come carente ma necessaria. Oltre che nella relazione con gli altri sanitari, emerge la necessità di aumentare le soft skill per una più efficace comunicazione con i pazienti che tenga conto di interlocutori particolari con bisogni specifici come i pazienti rari, con particolari fragilità. «Diversi studi hanno dimostrato che una comunicazione efficace tra responsabili della cura e pazienti ha come effetto di innescare un circolo virtuoso in termini di aumento dell’aderenza terapeutica, della compliance, della qualità di vita.
«Da tempo SIFO è impegnata nello sviluppo di relazioni nuove, positive e proattive con i pazienti», sottolinea Arturo Cavaliere, presidente SIFO. «Per questo è per noi prezioso ogni tentativo di sviluppare sempre meglio le conoscenze, le tecniche e le metodiche per favorire una relazione con i pazienti, sia per gli effetti di appropriatezza prescrittiva che questo comporta, sia perché la cosiddetta ‘farmacia narrativa‘ può offrire importanti spunti di miglior conoscenza del paziente stesso», aggiunge.
«Il farmacista ospedaliero – conclude Cavaliere – oggi sa di dover calibrare la comunicazione a seconda che parli con l’azienda, il prescrittore, il paziente o il caregiver. Spesso si può avere a che fare con una persona anziana, straniera, poco scolarizzata, con problematiche di analfabetismo funzionale o con neuro diversità. Ed è il professionista, che deve calibrare la sua relazione avendo la capacità di individuare e superare eventuali ostacoli».
La dimensione tecnica e organizzativa ha anch’essa un impatto sulla comunicazione, ad esempio quando bisogna gestire le carenze, semplificare una terapia, rilevare e affrontare gli effetti collaterali che possono portare alla perdita di aderenza e comprendere eventuali difficoltà della vita quotidiana. Si tratta di uno sforzo richiesto al farmacista ospedaliero che diventa immane se non è fornito di adeguate competenze. Nelle priorità e nell’agenda del paziente e delle famiglie ci sono fattori/elementi/parametri più emotivi (aspettative/desideri) di cui tenere conto nel momento della consegna del farmaco, saper ascoltare è importante come saper scegliere e dispensare il farmaco giusto, perché la modalità in cui avviene questo passaggio influenza l’assunzione. Tenere conto di questi elementi di comunicazione significa puntare su una strategia di coinvolgimento attivo della persona con malattia rara con la quale condividere le scelte.
Questa strategia comunicativa offre alla persona un senso di controllo e di responsabilità che in molte ricerche ha mostrato di migliorare aderenza e controllo della patologia. Altrettanto importante è la comunicazione tra professionisti per una migliore presa in carico del paziente e per un miglioramento continuo del percorso diagnostico terapeutico assistenziale, soprattutto nell’ambito delle malattie rare. I due progetti vincenti saranno presentati il prossimo ottobre durante il Congresso Nazionale SIFO 2022 e premiati con 2.500,00 ciascuno da destinare alla realizzazione del prototipo.
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