«Esiste, infatti, un numero irragionevole di piani terapeutici che generano visite specialistiche finalizzate esclusivamente al rinnovo del piano, con pesanti ricadute sulla vita dei pazienti, in particolar modo degli anziani e dei più fragili» sottolineano le due associazioni
Medici di famiglia e specialisti del territorio siano autorizzati a prescrivere i farmaci per diabete e malattie respiratorie. Questa è la richiesta che arriva da Senior Italia FederAnziani e dal sindacato degli specialisti ambulatoriali Sumai.
Una richiesta che si collega non solo alle criticità della situazione attuale, ma che punta a ripensare la presa in carico dei pazienti cronici. Il tempo del lockdown ha fermato tutto ma non le cronicità. Con molte difficoltà le Regioni stanno riaprendo gli ambulatori medici specialistici che si trovano a smaltire il pesante arretrato di visite e screening accumulato in questi mesi di blocco delle attività ordinarie. Le liste d’attesa, che già rappresentavano un problema in tutte le Regioni prima del Covid, ora si allungano enormemente, non solo per via delle visite da recuperare ma anche per le necessarie regole di distanziamento e contingentamento degli accessi. In più molti anziani e cronici sono scoraggiati sia dal dilatarsi dei tempi di attesa che dalla paura del virus ancora in circolazione dal prendere un appuntamento.
«L’Agenzia Italiana dei Farmaco, il 29 maggio scorso – sottolinea una nota congiunta – ha opportunamente disposto che, stanti le esigenze derivanti dalle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica, la validità dei piani terapeutici possa essere prorogata fino al 31 agosto. Ci domandiamo, tuttavia, cosa accadrà all’indomani di questa data. Come sarà possibile garantire la continuità terapeutica per i pazienti? Recentemente la stessa AIFA, con la nota 97 per la prescrizione della terapia anticoagulante orale nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare, ha disposto che la prescrizione di tali farmaci possa avvenire anche da parte del medico di medicina generale».
«Nel corso degli ultimi anni abbiamo fatto innumerevoli incontri, tavoli di lavoro specifici, al fine di portare finalmente alla medicina di famiglia e agli specialisti territoriali la possibilità di prescrivere tali farmaci. Quindi crediamo che questa disposizione debba essere estesa ad altre categorie di farmaci come quelli per il diabete e per le malattie respiratorie, dando ai medici di medicina generale e agli specialisti del territorio, chiamati a garantire la continuità terapeutica, la facoltà di prescrivere farmaci oramai ben noti».
«Tale misura appare urgente in questa fase delicata, ma necessaria anche oltre l’emergenza, come richiesto da anni dai pazienti e dalla comunità scientifica. Esiste, infatti, un numero irragionevole di piani terapeutici che generano visite specialistiche finalizzate esclusivamente al rinnovo del piano, con pesanti ricadute sulla vita dei pazienti, in particolar modo degli anziani e dei più fragili, costretti a spostarsi per effettuare le visite o addirittura a fare ricorso al privato per aggirare le lunghe liste d’attesa del Servizio Sanitario Nazionale. Il prezioso tempo degli specialisti dovrebbe essere dedicato alla gestione dei casi più critici e complessi, e la competenza dei medici di medicina generale non può essere mortificata dal divieto di prescrizione di farmaci che sono perfettamente in grado di gestire. Inoltre ancora oggi in alcune Regioni o aree tali farmaci sono disponibili solo nelle farmacie ospedaliere e non in quelle aperte al pubblico, costringendo i pazienti a ulteriori complicazioni e perdite di tempo.
Medici e pazienti chiedono dunque che i farmaci siano accessibili in modo facile ed equo e che le alternative terapeutiche vengano definite dai medici curanti sulla base delle evidenze disponibili».
«La maggior parte degli over 65 – conclude la nota – è portatrice di diverse patologie croniche, per la cui gestione efficace servono risorse dedicate e un’organizzazione che migliori l’aderenza alla terapia, semplificandola e rafforzando il rapporto tra medico e paziente. Questo vale a maggior ragione nei tempi difficili che viviamo, dai quali ci è possibile trarre lo stimolo per ripensare il nostro Servizio Sanitario, rafforzando la medicina del territorio e mettendo realmente al centro i bisogni di salute del paziente e qualità della sua vita».