La Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia riconosce l’importanza dell’impegno assunto dal Governo attraverso il decreto Milleproroghe approvato nelle scorse ore alla Camera. Il Presidente De Lorenzo: «Si parta da qui per colmare le disuguaglianze»
Cinquanta milioni: dieci all’anno, da subito e fino al 2027, per finanziare il nuovo Piano Oncologico Nazionale approvato alla fine di gennaio. Sono quelli stanziati dal ministero della Salute e inseriti in un fondo ad hoc che rientra nel decreto Milleproroghe, divenuto legge dopo l’approvazione della Camera. «Si tratta di un primo significativo passo, che rappresenta un segnale di impegno e di grande attenzione da parte del Governo e del ministero della Salute per la cura dei malati oncologici», è il commento di Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), che coglie l’occasione per rilanciare anche il messaggio diffuso in occasione dell’ultima Giornata mondiale contro il cancro. «L’auspicio è che si possa partire da qui per iniziare a ridurre quelle disuguaglianze nell’assistenza sanitaria di cui è pieno anche il nostro Paese e dare la giusta importanza alla qualità della vita di chi ha superato la fase acuta di una malattia oncologica».
La ripartizione dei dieci milioni previsti per il 2023 permetterà alle Regioni di mettere in campo iniziative mirate a ridurre l’impatto dei tumori, muovendosi lungo tre direttrici: il rafforzamento delle attività mirate alla prevenzione e alla diagnosi precoce, l’erogazione delle terapie più appropriate e il miglioramento della qualità della vita dei pazienti fino alle ultime fasi della malattia. Al di là della sensibilità nei confronti della comunità oncologica italiana, per il Governo era necessario agire anche «per dare attuazione alle indicazioni della Commissione Europea, che attraverso la Mission on Cancer e il Piano europeo di lotta contro il cancro ha chiesto a tutti gli Stati membri di impegnarsi concretamente per salvare almeno tre milioni di vite e aumentare dal 47 al 75 per cento il tasso di sopravvivenza per tutti i tumori entro il 2030», aggiunge Elisabetta Iannelli, Segretario Generale della FAVO, che riunisce centinaia di organizzazioni del Terzo Settore impegnate a garantire supporto ai malati di cancro e ai loro famigliari.
Traguardi che, secondo il piano d’azione stilato dalla Commissione, possono essere raggiunti agendo lungo tre linee: potenziando i servizi di prevenzione (quasi 4 casi di cancro su 10 sono evitabili), migliorando l’accesso alle terapie più avanzate e la qualità della vita di chi ha superato la fase acuta della malattia (oltre 1,2 milioni di persone in Italia). Per dare seguito a questi obiettivi, i singoli Stati membri possono contare anche su una serie di iniziative e finanziamenti
Toccherà al ministero della Salute, nei prossimi 120 giorni, emanare un decreto con i criteri e le modalità di riparto di questo fondo tra le Regioni e le province autonome. “Da destinare – si legge nel testo del Milleproroghe – in base alle specifiche esigenze regionali, al raggiungimento della piena operatività delle reti oncologiche, al potenziamento dell’assistenza domiciliare e integrata con l’ospedale e i servizi territoriali e ad attività di formazione degli operatori sanitari e di monitoraggio delle azioni poste in essere”. «Per garantire l’effettiva presa in carico complessiva dei malati oncologici, è necessario innanzitutto completare l’attivazione delle reti oncologiche regionali – precisa De Lorenzo -. È fortemente auspicabile, pertanto, che il decreto ministeriale di attuazione del Milleproroghe consideri questa come la prima priorità cui destinare i relativi fondi». Conclude Iannelli: «Dobbiamo rafforzare l’alleanza per affrontare l’epidemia oncologica e le disuguaglianze aggravate dalla pandemia da Covid-19. Ritardi negli screening e nei trattamenti di cui adesso si osservano i primi effetti negativi, ma che potrebbero diventare devastanti. Servirà un ulteriore impegno, straordinario, da parte dello Stato per rispondere alle esigenze di cura aumentate a causa dell’emergenza sanitaria da cui si inizia appena a venire fuori».