Può la musica rispondere al bisogno di sostegno emotivo per i ricoverati ammalati di Coronavirus?
Le persone “vivono” sole in un letto di ospedale.
Le persone in questa condizione non possono avere familiari, amici, conoscenti al proprio fianco, nessuna risorsa umana e sociale, se non quei sanitari, che, ogni giorno, attraverso tute, camici, visiere e guanti se ne prendono cura.
Persone sole con paure, incertezze, impotenti di ciò che accade fuori e dentro di sé. Un’espressione sui volti, talmente sconfortante da ricordarci come le emozioni e lo stato d’animo possano purtroppo giocare a favore e non contro il virus.
Qualche giorno fa mi sono chiesto: “Può la musica rispondere al bisogno di sostegno emotivo per i nostri ricoverati ammalati di Coronavirus? Può la musica allietare le nostre giornate di sacrificio alla cura di queste persone?”.
È stato facile per me rispondere con un sì. Ho sempre creduto nei benefici della musica in ospedale fino a crearne, non molti anni fa, una tesi di Laurea, valutando le aspettative e i benefici attribuiti ad essa dai nostri pazienti, anche in condizioni di forte disagio pre-operatorio. Sappiamo da prove scientifiche, che la musica può limitare l’ansia, distrarre, ridurre il dolore percepito, favorire l’alimentazione, il tono d’umore, l’interazione sociale, promuovere un ambiente di cura rassicurante, fino a limitare, in casi controllati, la necessità di farmaci ansiolitici ed antidolorifici. Comprovati effetti positivi sul paziente, il personale e l’ambiente, anche in termini di sostenibilità del servizio, e quindi di costi ridotti.
Non ci sono state più scuse per non mettere una freccia in più al nostro arco, contro il virus. E’ stato semplice coinvolgere il Primario di struttura, il Dr. Teresiano De Franceschi, da subito disponibile ad affiancarmi per promuovere questo nuovo progetto: diffondere la Musica in tutto il secondo piano dell’Ospedale Ingauno, nelle nostre corsie di Medicina Area Gialla Covid-19. Grazie alla squadra di tecnici dell’ospedale è stato possibile adattare un impianto audio per comunicazioni interne in uno strumento per la filodiffusione musicale, in grado di proporre il servizio in modo continuativo nell’arco delle ore diurne ed a volumi contenuti, di circa 60-70 dB, attraverso decine di altoparlanti presenti in ogni corsia, attivati e disattivati da un timer centralizzato, progettato per tale scopo. Un progetto che si avvale delle linee guida internazionali del “Joanna Briggs Institute” per un intervento di “Music Medicine” nelle strutture ospedaliere.
Questo progetto, nel suo piccolo, vuole essere anche un invito alle Istituzioni, Aziende ospedaliere e non, affinché tutti possano trovare strategie per “adottare” la musica come intervento assistenziale, ivi compresi gli artisti, le emittenti radiofoniche, televisive e i media in genere, per evidenziare una volta di più che la musica, nel suo indiscusso linguaggio universale, non conoscendo barriere né confini, possa altresì varcare le soglie ospedaliere e portare piacere e sollievo a tutti: pazienti e personale sanitario.
Portiamo dunque la musica in ospedale. Dobbiamo convincerci che non si tratta di un “lusso”, bensì di un elemento “necessario” a tutti.