In Paesi come l’Italia, caratterizzata da coperture vaccinali complessivamente adeguate, ma con recenti gravi criticità relative al mantenimento stabile delle coperture e al coinvolgimento della popolazione, risulta importante: realizzare una strategia dell’offerta vaccinale complessiva, strutturata ed evidence-based; implementare in modo omogeneo sul territorio nazionale tale strategia, così da rendere subito disponibili i vaccini più innovativi; mantenere il […]
In Paesi come l’Italia, caratterizzata da coperture vaccinali complessivamente adeguate, ma con recenti gravi criticità relative al mantenimento stabile delle coperture e al coinvolgimento della popolazione, risulta importante: realizzare una strategia dell’offerta vaccinale complessiva, strutturata ed evidence-based; implementare in modo omogeneo sul territorio nazionale tale strategia, così da rendere subito disponibili i vaccini più innovativi; mantenere il focus sui gruppi vulnerabili e/o difficili da raggiungere (immigrati, gruppi svantaggiati dal punto di vista socio-economico); realizzare una sorveglianza specifica dei siti “super-spreading” (ad alto rischio contagio) come le scuole; attuare operazioni di contrasto proattivo del fenomeno “Small World”, ovvero della presenza di sacche di resistenza alla vaccinazione in grado di facilitare il propagarsi delle epidemie; favorire lo sviluppo dell’innovazione digitale per il supporto all’informatizzazione dell’anagrafe vaccinale (includendo l’aggiornamento delle schede individuali); orientare le scelte dei cittadini comunicando la scienza non più solo fornendo nudi dati della ricerca ma tenendo conto dei fattori emotivi che possono diventare un prezioso alleato o un terribile nemico, e a volte le due cose insieme, quando si comunica la scienza.
Sono questi i risultati del progetto “Valore in Prevenzione” promosso da Fondazione Smith Kline, in collaborazione con VIHTALI, spin off dell’Università Cattolica, CERGAS SDA Università Bocconi e il Center for Digital Health Humanities. Presentato oggi a Roma in occasione dell’evento “Value Based Prevention”, presso l’Associazione della Sala Stampa Estera in Italia.
I vaccini evocano spesso paure e dubbi. Tutti vogliono il meglio per i loro figli, sia chi vaccina che chi non lo fa: abbiamo in comune più di quanto ci divida. Per questo è nata Gemma. È la storia delle due vite parallele che una bambina nata oggi potrebbe avere in due mondi diversi. In uno, tutti si vaccinano; nell’altro la maggioranza inizia a rifiutare la vaccinazione.
La storia ci conduce a seguire Gemma in entrambi i mondi, per raccontare cosa significherebbe la fine dei vaccini, attraverso il microcosmo di una vita umana, semplice, riconoscibile, la vita di una persona che ama, soffre, ha sogni e paure. Il tutto per concentrarsi non su quanto sia sbagliato non vaccinare, ma su quanto sia giusto vaccinare. Su elementi positivi piuttosto che negativi, su speranza piuttosto che paura. È questo il cuore del nuovo sito web www.gemmaeivaccini.it nato nell’ambito di “Valore in Prevenzione – un Programma a supporto delle decisioni informate in ambito di programmazione, organizzazione, gestione e comunicazione delle politiche vaccinali in Italia”, uno dei progetti di maggiori dimensioni e complessità realizzato negli ultimi anni da Fondazione Smith Kline e presentato anche questo oggi, giovedì 7 giugno, a Roma.
«Comunicare i vaccini è difficile, perché i vaccini sono un argomento emotivamente complesso – afferma Gilberto Corbellini presidente Fondazione Smith Kline; limitarsi a trasferire conoscenza scientifica, dati sull’argomento, non sempre aiuta questa comunicazione, anzi può contribuire alla chiusura e a un rifiuto irrazionale di prendere atto di queste informazioni».
«I dati scientifici e le prove di efficacia sono fondamentali per promuovere la conoscenza ma, nel caso delle vaccinazioni, sembrano non sufficienti a convincere chi è esitante – afferma Andrea Silenzi, ricercatore di VIHTALI spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – per questo serve un’alleanza intelligente tra mondo della ricerca ed esperti della comunicazione».