di Francesco Pazienza, segretario generale SMI Puglia
Gentile Direttore,
il contratto di lavoro dei medici di medicina generale (MMG) prevede per 1500, 1000 e 500 assistiti rispettivamente con 15, 10 e 5 ore almeno di apertura dello studio a cui va aggiunto l’orario per svolgere altri compiti. La maggior parte dei medici di medicina generale tiene lo studio aperto per molte più ore di quelle previste anche per l’esasperante burocrazia che grava sul lavoro di questi professionisti.
I medici di medicina generale italiani vengono descritti come superpagati e poi si scopre che guadagnano molto meno dei colleghi MMG di molti paesi europei. Negli ultimi anni i MMG vanno in pensione anticipata e i colleghi giovani rifiutano di fare questo lavoro per fare altro. Come mai visto che si guadagna tanto e si lavora poco?
Privilegiati perché convenzionati? È bene chiarirlo: sapete perché i medici sono convenzionati e non dipendenti? Allo Stato, semplicemente, non conviene perché il medico convenzionato costa meno di un terzo rispetto al medico dipendente per avere lo stesso lavoro.
Il MMG non ha diritto alla malattia e alle ferie e in questo ultimo caso è il medico stesso che paga il collega che sostituisce. Non viene riconosciuto l’infortunio sul lavoro. Buona parte della contribuzione pensionistica la paga il medico stesso. Non viene riconosciuta l’interdizione al lavoro per le colleghe in gravidanza che, come accade, lavorano sino a qualche giorno prima del parto. Paghiamo il fitto dello studio, le bollette di gas, luce, acqua, tari e smaltimento rifiuti speciali. Paghiamo lo stipendio al personale di studio da noi assunto, ricevendo dall’ASL una indennità insufficiente a coprire l’intera somma da noi corrisposta al lavoratore.
Vi sono, poi, alcuni medici che guadagnano di più semplicemente perché lavorano di più. Questo accade in quelle realtà in cui le ASL, preoccupandosi di dare servizi migliori al cittadino, autorizzano prestazioni altrove negate.
I medici vivono un periodo di grandi difficoltà determinato anche dalla disorganizzazione del Sistema Sanitario Nazionale, evidenziata dalla pandemia. È questa la ragione delle dimissioni di tanti medici dagli ospedali pubblici, della fuga dai Dipartimenti di Emergenza-Urgenza – 118, dei prepensionamenti dei MMG e del trasferimento all’estero di ben 13.000 giovani medici negli ultimi 3 – 4 anni con evidenti ricadute sulla qualità delle prestazioni offerte ai cittadini italiani.
La soluzione è investire nel Sistema Sanitario Pubblico equo ed universalistico piuttosto che percorrere, come si sta facendo, la scorciatoia verso un Sistema Sanitario privato a cui alcune forze nel Paese intendono tirare la volata.
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