di Davide Corvi, Medico Anestesista Palliativista
Le cure palliative in Italia affrontano una situazione di grande criticità, dovuta come in molti altri ambiti a scarsità di personale, di risorse, e a volte purtroppo anche di buona volontà.
Viviamo in un’epoca in cui una persona afflitta da una malattia terminale avrebbe ogni possibilità di veder ridotti o annullati tutti i sintomi, sia fisici che psicologici, dalla diagnosi fino alla morte.
Abbiamo davvero, scientificamente, la possibilità di offrire una morte “dolce” a tutti i malati, senza necessità di dover ricorrere a suicidio assistito o eutanasia. Tuttavia, anche nel nord Italia, dove lavoro, la situazione è lontana dall’essere ottimale.
Dato che le teorie sono a volte meno efficaci dei fatti, cito due casi clinici che ho gestito recentemente come medico di cure palliative. Un malato di neoplasia metastatica agli ultimi giorni di vita ha fatto richiesta della nostra assistenza, giungendo al mio nome solo tramite passaparola. Dato che il mio gruppo non copriva la sua zona (Seregno, in provincia di Monza e Brianza) gli faccio presente che dovrebbe piuttosto contattare i gruppi attivi su Seregno. Il malato era inequivocabilmente agli ultimi giorni di vita.
Il primo appuntamento viene fissato dal gruppo che copriva la zona a una data (forse dieci giorni dopo, forse di più, non ricordo con esattezza) a cui il paziente non sarebbe mai arrivato. La moglie ci implora di aiutarla e si dice disposta a pagare tutto privatamente. Con il bravo infermiere che mi assisteva decidiamo di stare con loro, e lo avremmo fatto anche se non avessero potuto pagarci, perché come si fa a vedere morire una persona senza dargli un po’ di morfina?
Stesso problema, anzi più grave, con una suora della stessa cittadina. L’appuntamento viene posto a un mese di distanza. Ovviamente accetto l’incarico di condurla nel suo viaggio in modo che sia il più sereno possibile. È deceduta, anche lei, prima del presunto appuntamento con il palliatore. E potrei citare molti altri casi. Da notare il fatto che, per un medico, gestire da solo, senza supporto della rete infermieristica e della farmacia idonea, un malato terminale richiede un impegno triplicato. E anche il fatto non indifferente che le spese per una assistenza non sono trascurabili, specie per le famiglie più povere.
Sarebbe bello se nel 2022 potessimo offrire a tutti i malati la possibilità di non aver più paura della morte, perché davvero possiamo alleviare ogni dolore, ogni sintomo, e persino la paura stessa.
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