«Il medico è l’unico formato per valutare la complessità di un quadro clinico-nutrizionale, individuare forme di patologia sub-cliniche ed evitare che la prescrizione di un regime nutrizionale peggiori una condizione esistente come disturbi epatici, renali, oncologici» sottolinea Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC
L’attuale Consiglio Direttivo dell’OMCeO Roma ha scelto di creare una struttura di Aree e Commissioni per approfondire tematiche specifiche avvalendosi di esperti.
La nutrizione umana rappresenta un ambito complesso, articolato in tre aree: di base, applicata e clinica (quella che si interessa di soggetti con patologie) che richiedono competenze approfondite e specifiche. La Nutrizione Clinica in particolare è quindi una branca della medicina che si occupa di valutare, prevenire, diagnosticare e curare la malnutrizione (per eccesso, per difetto e/o selettiva) e le alterazioni metaboliche nel malato, in gruppi di malati e nell’individuo a rischio nutrizionale.
«In Italia la variegata offerta universitaria ha portato alla formazione di diverse figure professionali che non sono integrate in un quadro di insieme e rischiano di ingenerare speranze di opportunità lavorative e confusione nell’utenza», spiega il Prof. Lorenzo Maria Donini, past-President SISDCA, Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare e coordinatore della commissione OMCeO.
«Le alterazioni dello stato di nutrizione (sottopeso, sovrappeso, obesità, condizioni miste) devono ricevere una precisa diagnosi che non può limitarsi alla valutazione di altezza e peso e indici semplificativi ma prevedere un approccio multidimensionale affidato ad un case manager che gestisca la filiera di esami clinici, parametri, effettui la diagnosi, prescriva il trattamento, segua il caso sino al follow up (valutazione degli esiti). Un vero e proprio percorso ascrivibile alla professione medica ma che si avvale anche della professionalità di altre figure.
In particolare, la diagnosi clinico-nutrizionale più dettagliata o specialistica deve essere articolata e considerare lo stato di nutrizione, gli aspetti funzionali (livello di disabilità, riserva funzionale, forza muscolare, mobilità articolare…) e psicologici (presenza di un disturbo del comportamento alimentare, ansia, depressione, immagine corporea…) oltre al quadro clinico generale. Non potrà quindi basarsi sulla semplice valutazione di singoli parametri (peso ad esempio).
Solo alla fine di questo percorso così articolato sarà corretto prescrivere un intervento nutrizionale (dieta, integratore, nutrizione artificiale). Altro aspetto non irrilevante è la semantica distinzione tra “elaborazione” e “prescrizione” della dieta. Il dietista riconosce il suo ruolo di elaboratore di una dieta, anche per patologia, su indicazione medica. Quindi il medico è prescrittore e il dietista è un elaboratore. La prescrizione di un intervento nutrizionale, così come quella di qualsiasi altro intervento terapeutico, presuppone conoscenze di fisiologia, di fisiopatologia e di patologia. Discipline che attengono al sapere medico. L’elaborazione dell’intervento nutrizionale è necessariamente un passaggio successivo alla prescrizione medica che può essere affidata alle altre figure professionali che operano nel settore.
In definitiva «il medico è l’unico formato per valutare la complessità di un quadro clinico-nutrizionale, individuare forme di patologia sub-cliniche ed evitare che la prescrizione di un regime nutrizionale peggiori una condizione esistente come disturbi epatici, renali, oncologici. La mancanza di una valutazione complessiva dello stato clinico e la considerazione del solo parametro ponderale rischia di proporre interventi non solo inefficaci, inadeguati, ma a rischio del peggioramento o della cronicizzazione di uno stato di malattia», interviene il Prof. Maurizio Muscaritoli Presidente SINuC e Membro della Commissione OMCEO. «Aggiungo poi che interventi nutrizionali su soggetti con problematiche psicologiche ed emotive possono dare l’innesco a disturbi della condotta alimentare o al rischio di medicalizzare soggetti che invece non hanno bisogno di interventi curativi ma solo indicazioni sul corretto stile di vita nell’ottica di una ‘medicina preventiva’ o ‘di iniziativa’»
Il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia è quindi il presupposto indispensabile alla formazione del nutrizionista clinico e la Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione per laureati in Medicina ha come finalità di far acquisire conoscenze nella nutrizione clinica con un percorso di 4 anni e 240 CFU. Master universitari e Corsi di Alta Formazione svolgono un ruolo culturale di approfondimento ma non possono che innestarsi sul percorso di laurea e non generareno speranze di lavoro per laureati di varie discipline, ma solo la Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione per laureati in Medicina ha come finalità di far acquisire conoscenze nella nutrizione con un percorso di 4 anni e 240 CFU.. Al momento in Italia nessun altro corso di laurea consiste di acquisire le conoscenze e le competenze per una corretta gestione della Nutrizione Clinica.
Il documento elaborato dal gruppo di esperti convocati dall’Ordine dei Medici ha formulato una proposta razionale di distribuzione di ruoli nella presa in carico di soggetti con malnutrizione per eccesso o per difetto che è riassunta di seguito: