Il medico e deputato del Gruppo Misto chiede al Ministro Speranza un percorso che porti le RSA ad entrare in una articolazione della rete territoriale che risponda alle nuove esigenze di residenzialità: «Occorre un percorso che porti le RSA ad entrare in una articolazione della rete territoriale che risponda alle nuove esigenze di residenzialità»
«Ho presentato una Interrogazione al Ministero della Salute chiedendo quali iniziative intendesse intraprendere, nel rispetto delle competenze territoriali in materia, per sollecitare i sistemi di Welfare regionali ad avviare un percorso che porti le RSA ad entrare in una articolazione della rete territoriale che risponda alle nuove esigenze di residenzialità, alle nuove competenze e alla necessità di un coordinamento con il sistema per garantire di adattarsi ai bisogni dei cittadini nella assistenza ordinaria e nell’emergenza secondo standard di qualità e di efficienza uniformi su tutto il territorio nazionale». Così in una nota Fabiola Bologna, Deputata del Gruppo Misto, componente della Commissione Affari Sociali.
«L’emergenza coronavirus ha portato alla luce la fragilità della organizzazione della rete assistenziale territoriale in particolare rispetto al numero di vittime da coronavirus ospiti delle residenze sanitarie assistenziali (RSA) a partire dalla Lombardia che è stata la più colpita» è la premessa della Bologna.
«Le Rsa – continua – hanno pagato un prezzo alto perché la rete territoriale non era organizzata per affrontare l’emergenza. Ora abbiamo l’occasione per una rivalutazione della situazione. L’invecchiamento della popolazione, la modifica della tipologia delle famiglie, il calo lento ma inesorabile dei caregiver familiari e la marginalità degli aiuti domiciliari devono farci riflettere ora. La salute e il benessere per le persone è legato anche all’ambiente che le circonda e una revisione dei requisiti strutturali per le RSA sono necessari per garantire una vita comunitaria dignitosa ma anche per assicurare una assistenza che ormai è sempre più multidimensionale sanitaria, geriatrica e sociale».
«Le RSA devono garantire flessibilità nelle proposte: aiuti domiciliari, di varia tipologia e intensità, centri diurni, sostegni ai familiari, supporti al lavoro privato di cura, quello svolto dalle badanti, proposte per l’invecchiamento attivo. Ma per questo occorre cambiare radicalmente anche il sistema di organizzazione e finanziamento ingessato e vecchio di oltre vent’anni, che ha reso sempre più precaria la qualità delle cure, ha incentivato poco la formazione professionale e la valorizzazione delle competenze e non ha permesso l’apertura delle residenze verso il contesto che le circonda e verso la domanda legata ai nuovi bisogni dell’anziano».
«Il Ministero si è impegnato a fornire il necessario supporto a favore delle regioni e la conseguente attività di vigilanza, per garantire che il nuovo modello di assistenza territoriale sia attuato, in modo uniforme sul territorio nazionale, mediante i piani regionali, che garantiscano la piena soddisfazione dei bisogni sanitari e la completa presa in carico dei pazienti. La diversificazione nella tipologia di offerta residenziale impone una riorganizzazione territoriale in rete e condivisa, capace di valutare attentamente i singoli casi e di indirizzarli verso la soluzione più coerente. Spero che con il supporto del Ministero della Salute e del Governo si possa scrivere una nuova pagina di questa Storia».