Lettera dei presidenti delle Commissioni d’Albo dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro di Roma, Latina, Frosinone, Brescia, Viterbo, Mantova, Parma, Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza-Brianza, Sondrio, Siena, Ferrara, Ravenna, Cosenza, Reggio Calabria, Forlì-Cesena, Rimini, Cagliari, Oristano, Rieti
Nei giorni dopo il tragico episodio della morte della giovane Luana D’Orazio in una fabbrica di Prato, si era di nuovo acceso un interesse mediatico sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I principali quotidiani e i telegiornali riportavano, a singhiozzi, notizie dei lutti che continuiamo a registrare da sempre con impressionante regolarità. Si è arrivati addirittura al dibattito in Parlamento il 12 maggio 2021. La risposta del Presidente del Consiglio Mario Draghi è giunta a seguito dell’interrogazione 32275 dei Deputati Epifani e Fornaro. Poi il 25 maggio 2021 viene presentato il DDL cosiddetto “sostegni-bis”, che all’articolo 50 sancisce un primo timidissimo, flebile segnale di attenzione per il mondo della prevenzione dei dipartimenti delle ASL.
Come ricordato dal ministro Speranza, in sede di approvazione della legge di conversione il 23 luglio, questa è una data simbolica per il mondo del lavoro, perché il 23 luglio 1970 venne approvata la legge 300, lo Statuto dei Lavoratori. Norma quest’ultima che all’articolo 9 – tutela della salute e dell’integrità fisica, ratifica il ruolo centrale e proattivo dei lavoratori, i quali per la prima volta non solo chiedevano di essere informati sui processi che le aziende mettevano in campo per tutelare la loro salute ma vedevano riconosciuta la loro funzione di promotori di ricerca e buone prassi utili a tal fine. Tutto bene? E invece no!
Sono passati ben 43 anni dalla riforma, di cui alla legge 833/78, che assegna la competenza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro al SSN, che vi provvede in particolare con il sistema delle ASL mediante i Dipartimenti di Prevenzione e più nello specifico con i Servizi di Prevenzione e Igiene e Salute nei Luoghi di Lavoro, variamente denominati, in perfetto stile italico: SPISLL, SPRESAL, PSLL e via dicendo. Ebbene, dopo tanto tempo, ancora dobbiamo assistere alla beffa del potenziamento delle risorse praticamente solo per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Infatti, per questo ente sono stati prontamente annunciati e poi banditi i concorsi per l’assunzione di oltre 2000 ispettori del lavoro. Mentre lo stanziamento del DDL sostegni-bis di qualche milione di euro (è utile ricordare che in quella norma si citano anche i medici del lavoro e gli assistenti sanitari) se venisse destinato al 50% all’assunzione di Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro nelle ASL, basterebbe a malapena per l’assunzione di un tecnico per ciascuna ASL italiana. Venti volte meno del potenziamento dei colleghi ispettori del lavoro.
Non abbiamo nulla contro il rafforzamento delle strutture che si occupano in modo quasi esclusivo della regolarità dei contratti di lavoro compresi gli aspetti contributivi, anzi. Però! È veramente deprimente dover ricordare al sistema politico, agli apparati amministrativi di questo paese e agli organi di informazione e comunicazione come stanno le cose nella realtà dei fatti! Siamo irritati dal dover ripetere, ancora una volta, che la vera competenza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è in capo ai Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro. Siamo amareggiati, sconfortati dal dover ripetere che solo questi professionisti sono in grado di valutare gli aspetti oggettivi-ambientali, personali-culturali e organizzativi sociali per definire se l’ambiente di lavoro è salubre o meno, se si mette a rischio “l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” come magistralmente prevede l’articolo 2087 del nostro codice civile. Siamo stanchi di continuare a fare i grilli parlanti e dover ricordare ai decisori politici e agli amministratori di tutte le fogge, di tutte le forme quello che è fissato nelle norme da tanto tempo e che dovrebbe assumere pertanto preciso obbligo legale. Basti
citare per tutti l’articolo 13 del D.Lgs. 81/08 (Vigilanza) che così dispone: “La vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è svolta dalla azienda sanitaria locale competente per territorio”. Rimane una competenza concorrente nei settori delle attività edili e per i lavori subacquei da svolgere, in maniera coordinata, con i colleghi dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Come si vede ambiti del tutto residuali.
Vale la pena ricordare che i Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro appartengono alla più vasta famiglia delle Professioni Sanitarie e si sono fatti promotori, in questi ultimi 40 anni, di una vera e propria rivoluzione culturale. Infatti hanno lavorato continuativamente e duramente per affermare il percorso formativo ora in uso che subordina l’esercizio professionale al conseguimento della laurea in Tecniche della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro e all’iscrizione allo specifico Albo professionale istituito presso l’Ordine dei TSRM-PSTRP.
Infine è appena il caso di ricordare che durante i lavori parlamentari che portarono all’emanazione della legge 123 del 2007, legge delega che ha poi prodotto il D.Lgs. 81 del 2008, fu approvato in Assemblea, con parere favorevole del Governo, l’O.d.g. 9/02849/010 presentato da FOLENA Pietro in data 01/08/2007 che sul tema della carenza degli organici così recitava: “riconosce il particolare percorso formativo dei tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro esonerandoli dai corsi di formazione di cui al comma 2, impegna il Governo: ad adottare ulteriori iniziative normative, anche consultando la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano: affinché sia introdotta una deroga al blocco delle assunzioni previsto per gli enti del Servizio sanitario nazionale per gli operatori appartenenti al profilo dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro”. Questo impegno solenne non è ancora stato onorato a distanza di 14 anni da allora.
Una ulteriore ombra che ci preoccupa è costituita dal progetto di riforma del processo penale, infatti, i reati per la mancata tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e quelli ambientali non sono stati esclusi dalla nuova norma e quindi andranno inevitabilmente incontro alla improcedibilità, mortificando le aspettative delle vittime e vanificando tanto lavoro!
Abbiamo invece sempre registrato con estremo piacere l’interesse sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del sig. Presidente della Repubblica che in più occasioni ha richiamato l’attenzione degli organi preposti. Fino all’ultimo atto del 4 agosto u.s., quando ha telefonato al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, per acquisire informazioni relative agli ultimi incidenti sul lavoro avvenuti in questi giorni e alle iniziative adottate dal ministero per contrastare gli incidenti e per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Chiediamo pertanto che venga prontamente aperto un tavolo di confronto con la professione interessata affinché nella stesura del dettaglio dei programmi per la ripartizione dei fondi del SSN, compresi quelli del PNRR, si attui quanto già stabilito da tempo, destinando al mondo della prevenzione una quota di finanziamento compresa tra 6% e il 10% del fondo. Con tale quota potremmo sperare di interrompere il declino delle strutture destinate alla gestione della salute e pubblica e far partire finalmente un programma per l’assunzione di un numero analogo a quello degli ispettori del lavoro anche per i tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro.
Ricordiamo che detta quota era stata stabilita dai primi Piani Sanitari Nazionali degli anni ’90 ben tre o quattro volte. Purtroppo anche questo impegno è sempre stato disatteso e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo avuto in questi decenni il depotenziamento e il depauperamento delle risorse umane e materiali dei Dipartimenti di Prevenzione, del sistema delle ARPA e conseguentemente i territori sono stati lasciati a loro stessi. In questi mesi stanno lasciando la nostra comunità professionale, per la meritata pensione, la classe di donne, uomini, professionisti che hanno partecipato all’epopea della costruzione del SSN e dei Dipartimenti di Prevenzione, una comunità di pratica nata negli anni 80-90. Con il loro collocamento a riposo perdiamo un patrimonio enorme di competenze, di cultura, di relazioni umane, sociali, sindacali, politiche per la mia miopia e scarsa lungimiranza dei nostri amministratori e politici che non hanno per tempo provveduto ad affiancare loro dei giovani professionisti cui passare questo immenso patrimonio di saperi.
La recente pandemia, con il suo carico di dolore, di morti, di sofferenza sociale e economica ha reso ancora più evidente questo stato di abbandono, ha reso evidente a tutti l’importanza delle politiche di prevenzione. Nessuna seria politica sanitaria può ripartire senza un radicamento delle attività nel territorio. Nessun obiettivo dell’ambizioso Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 potrà essere raggiunto senza il contributo determinante dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro (Aziende che promuovono salute, Scuole che promuovono salute, Piani Mirati di Prevenzione, diffusione delle politiche di Responsabilità Sociale delle
imprese, ecc.). Nessun nuovo rinascimento della Salute Pubblica potrà essere realizzato senza il contributo dei professionisti che hanno scelto la Prevenzione come loro Passione.
I presidenti delle Commissioni d’Albo dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro di
Roma e provincia – dott. Vincenzo Di Nucci
Latina – dott. Giovanni Esposito
Frosinone – dott. Maurizio Sordilli
Brescia – dott. Roberto Picco
Viterbo – dott. Massimo Basili
Mantova – dott. Alberto Righi
Parma – dott. Franco Anelli
Milano, Como, Lecco, Lodi, Monza-Brianza, Sondrio – dott. Davide De Scalzi
Siena – dott.ssa Simona Tancredi
Ferrara – dott. Maurizio Piva
Ravenna – dott. Giovanni Peduto
Cosenza – dott. Enzo Orlando
Reggio Calabria – dott. Carlo Antonio Lizzi
Forlì-Cesena, Rimini – dott. Andrea Guerrini
Cagliari, Oristano – dott. Massimo Sanna
Rieti – componente estratto a sorte dott. Ivan Santori
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