«Purtroppo, nel 2021 siamo ancora qui a dover difendere una legge, la 180 del 1978, che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità reputa la normativa più rispettosa al mondo dei diritti delle persone con disturbo mentale» commenta la deputata pentastellata
«Nessuno tocchi la legge Basaglia e i professionisti che si ispirano ai metodi dello psichiatra veneziano. Purtroppo, ancora non ci sono risposte alle notizie che giungono dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dove, in due concorsi per posti vacanti di primario nei servizi territoriali di salute mentale a Pordenone e a Trieste, i candidati formatisi sugli insegnamenti e sui metodi di Franco Basaglia sarebbero stati penalizzati o esclusi, nonostante le numerose esperienze nei servizi territoriali e pur vantando titoli superiori e maggiori pubblicazioni, a vantaggio di altri candidati provenienti anche da fuori regione. Per questo ho presentato lo scorso luglio un’interrogazione al Ministero della Salute e al Ministero della Pubblica Amministrazione per chiedere chiarimenti in merito». Così in una nota Celeste D’Arrando, deputata del Movimento 5 stelle, componente della commissione Affari sociali.
«Ad aggravare il caso – aggiunge la deputata stellata – è la circostanza che i vincitori dei concorsi e la stessa commissione giudicante presentano profili professionali con formazioni ed esperienze che includono metodi di contenzione, in antitesi con le disposizioni contenute nella legge Basaglia e, in alcuni casi, non hanno mai lavorato in servizi analoghi a quelli per cui sono risultati adatti. Purtroppo, nel 2021 siamo ancora qui a dover difendere una legge, la 180 del 1978, che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità reputa la normativa più rispettosa al mondo dei diritti delle persone con disturbo mentale, e indica il sistema triestino come esempio mondiale di una rete integrata di servizi per la comunità. Qualcuno vuole tornare indietro, ma difenderemo questa legge di civiltà».