Secondo la vicepresidente della Commissione Affari Sociali «con il trattamento di 70/80mila pazienti ogni anno, si potrebbe realisticamente giungere all’eliminazione del virus nell’arco di 3-4 anni, addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia»
«L’Italia deve assolutamente restare nella scia degli obiettivi posti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che prevedono per l’Epatite C il debellamento entro il 2030. Per raggiungere tale traguardo è indispensabile procedere con campagne informative, test gratuiti, come accade per l’HCV, e con il rifinanziamento del Fondo farmaci innovativi in scadenza il 31 dicembre 2019». Lo ha dichiarato la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, Michela Rostan, al termine delle audizioni in Commissione sulle misure necessarie a debellare l’epatite C in Italia.
«Secondo il rapporto del Centro di Studi Economici e internazionali (CEIS) dell’Università Tor Vergata, i pazienti ancora da curare sono tra i 230mila e i 300mila, dei quali 160-170mila diagnosticati non trattati e 70-130mila con diagnosi non nota. Basta un piccolo sforzo per raggiungere l’obiettivo. Con il trattamento di 70/80mila pazienti ogni anno, si potrebbe realisticamente giungere all’eliminazione del virus nell’arco di 3-4 anni, addirittura in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Questo risultato non deve essere messo a repentaglio. Bisogna finanziare i test gratuiti e il rifinanziamento del fondo. Diversamente, significherebbe fermarsi sulla linea del traguardo di una maratona per la vita e tornare indietro scriteriatamente».