«In queste ore stiamo ricevendo tante richieste di attivazione della cassa integrazione (fis) da parte delle strutture della sanità privata del Lazio. Non possiamo che esprimere il nostro più profondo sconcerto e la nostra rabbia, anche a fronte dell’enorme peso che la pandemia da coronavirus sta riversando sugli operatori sanitari del pubblico e del privato». […]
«In queste ore stiamo ricevendo tante richieste di attivazione della cassa integrazione (fis) da parte delle strutture della sanità privata del Lazio. Non possiamo che esprimere il nostro più profondo sconcerto e la nostra rabbia, anche a fronte dell’enorme peso che la pandemia da coronavirus sta riversando sugli operatori sanitari del pubblico e del privato».
Così in una nota i segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio, Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, che chiedono alla Regione Lazio un incontro urgente, con sindacati e imprenditoria sanitaria, per affrontare la situazione.
«Riteniamo che in questo momento di emergenza sanitaria – prosegue la nota – sia davvero un paradosso che la Regione non si preoccupi di decidere rispetto al fatto che moltissime strutture private stanno chiedendo di ricorrere agli ammortizzatori sociali per i loro dipendenti, tra cui infermieri, oss, tecnici, terapisti, ostetriche, profili di assistenza. Proprio quando si sta cercando di reclutare più personale possibile, e in Italia si fa addirittura ricorso alla solidarietà internazionale per chiamare operatori dall’estero, qui i datori di lavoro pensano a fare cassa sulle spalle dei lavoratori e dello Stato, mentre chi dovrebbe controllare fa finta di non vedere» sottolineano Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.
«Da ogni parte, Regione compresa, si chiede che anche la sanità privata faccia la propria parte, mettendo a disposizione strutture e personale. Tanto più che nel Lazio il privato accreditato copre il 40% delle prestazioni del sistema sanitario regionale – continuano i tre segretari – . Ma nonostante questo, si lascia che la voracità dell’imprenditoria abbia il sopravvento su un interesse collettivo che mai come ora è per tutti evidente. E’ inaccettabile che la prima linea di contrasto all’emergenza, invece di essere sostenuta, venga indebolita, addirittura con le riduzioni retributive connesse all’attivazione del fondo di integrazione salariale. Considerando poi che anche il decreto Cura Italia prevede che il personale sanitario delle strutture private possa continuare a prestare la propria opera a sostegno del servizio pubblico».
«Dalla Regione Lazio, ci aspettiamo maggiore attenzione rispetto ad una tematica tanto delicata e pretendiamo un’immediata convocazione insieme alle associazioni datoriali – concludono i sindacalisti – . Il personale sanitario sta già pagando un prezzo altissimo sia umano che professionale, non permetteremo che sia addirittura beffato in nome di un’idea distorta di profitto che in emergenza nazionale nessuno può tollerare».
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SANITÀ INFORMAZIONE PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO