di Annamaria Staiano, presidente SIP
Un numero crescente di medici ospedalieri decide di lasciare il proprio incarico per dedicarsi al territorio o all’attività privata. Questo fenomeno definito ‘Great Resignation’, esarcebato dalla pandemia, ha molte cause, tra cui il burnout dovuto a turni massacranti, le continue aggressioni, la scarsa gratificazione economica, etc. Abbiamo però le risorse per ripartire: i nostri specializzandi. Dobbiamo dare atto agli ultimi governi di un aumento sempre maggiore delle borse di specializzazione. Negli ultimi 8 anni il numero è triplicato passando da 357 nel 2014 a ben 954 nel 2021. L’aumento degli specializzandi rappresenta una straordinaria possibilità per il mondo della Pediatria del futuro, che ci pone davanti a responsabilità formative molto precise.
Le riforme delle scuole di specializzazione negli ultimi 5 anni hanno profondamente cambiato la formazione di base dei pediatri. Dal 2015 il classico quinquennio è stato modificato in un triennio di base, seguito da un biennio specialistico con 14 possibili sub specialità (neonatologia, allergologia, cardiologia, endocrinologia per fare alcuni esempi). Questa riforma è stata integrata dai DDL 2019-2020 che hanno introdotto la laurea abilitante, e la possibilità di completare il biennio in strutture ospedaliere, secondo il Decreto Calabria. In particolare, queste ultime due riforme puntano in maniera decisa ad un’immissione quanto più precoce nel mondo del lavoro, proprio per far fronte alle attuali carenze. Sarebbe importante riconoscere sul piano normativo il valore legale delle sub specialità pediatriche come già avviene in altri Paesi europei. A tal fine la SIP ha redatto un documento attualmente al vaglio del Ministero della Salute.
I bambini hanno il diritto di essere curati da professionisti adeguatamente formati per l’assistenza ai soggetti in età evolutiva. Per questo è cruciale il riconoscimento della figura del pediatra subspecialista (esempio pediatra cardiologo, pediatra allergologo, pediatra gastroenterologo, endocrinologo ecc) che può far fronte all’aumento di bambini e adolescenti con patologie croniche e gestire adeguatamente la transizione dall’infanzia all’adolescenza”.
Non esiste buona formazione ed assistenza senza una buona ricerca. Purtroppo, i dati nazionali ed internazionali dimostrano una progressiva riduzione del numero dei medici ricercatori, che negli ultimi 30 anni è passato dal 5% all’ 1.5%. Una delle ragioni sono gli scarsi finanziamenti, un problema che riguarda in maniera particolare l’Italia che è tra i Paesi europei che meno investe nella ricerca. Per incentivare la partecipazione dei giovani pediatri alla ricerca la SIP ha introdotto un pacchetto di iniziative specifiche, sia in ambito locale che nazionale, con un programma pluriennale di bandi dedicati ai giovani ricercatori.
Ben 600.000 bambini in meno in 15 anni, circa 1,4 milioni di studenti in meno in 12 anni, nascite crollate sotto la soglia dei 400.000 nuovi nati nel 2021. L’infanzia è a rischio estinzione, i pediatri non possono stare a guardare, siamo in prima linea per fronteggiare questa emergenza socio-demografica. Un importante segnale di attenzione arriva dal Family Act voluto dalla ministra Bonetti.
Annamaria Staiano
presidente Società italiana di Pediatria
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